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23 Jan 10:30

Windows XP, risolto il bug del processo svchost.exe con il 100% di CPU

by @naqern (Andrea Guida)

Se siete fra coloro che per motivi di abitudine o necessità utilizzando ancora Windows XP, potreste esservi imbattuti in un bug molto fastidioso che manda il consumo di CPU al 100% per colpa del processo svchost.exe. Si tratta di un problema noto in casa Microsoft, che lo scorso novembre aveva provato a ripararlo con un’apposita patch ma che, coriaceo, si è ripresentato sui PC di molti utenti.

Con l’imminente stop al supporto al sistema operativo, in programma per il prossimo 8 aprile, molte persone avevano perso le speranze. E invece dal colosso di Redmond è arrivata una nuova serie di “rattoppi” che sembrano aver messo fine al bug una volta per tutte.

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Windows XP, risolto il bug del processo svchost.exe con il 100% di CPU, pubblicato su Geekissimo il 19/01/2014


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23 Jan 10:28

Chrome, le estensioni “spione” da evitare

by @naqern (Andrea Guida)

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Sono giorni movimentati sul Chrome Web Store. Google ha scovato e conseguentemente rimosso un paio di estensioni che, violando qualsiasi regola formale e morale, facevano visualizzare agli utenti che le avevano installate sul proprio computer dei banner “abusivi”. Si tratta di Add to Feedly e Tweet This Page che gli sviluppatori originari avevano ceduto recentemente ad altre aziende. In realtà, però, a soffrire di questo problema sono più di due addon. E c’è anche un altro rischio da non sottovalutare, quello dei componenti aggiuntivi che tracciano le abitudini di navigazione dell’utente e inviano i dati a terze parti dietro compenso.

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Chrome, le estensioni “spione” da evitare, pubblicato su Geekissimo il 21/01/2014


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25 Oct 08:27

L' Italia di Priebke.

by Uriel Fanelli
Ho ricevuto una caterva di email in risposta alla decisione di uscire da internet ed entrare su I2P , molte mi hanno reso felice, ma altre molto meno. Anche perche' venivano da gente che quando ho scritto il post su Priebke si e' procurata le sue due palate di merda da gettarmi addosso, alcuni in maniera plateale, alcuni in maniera subdola, gesuita.


Nei Promessi sposi, Don Abbondio diceva che "se il coraggio uno non ce l'ha, non se lo puo' dare". Questa frase viene generalmente considerata vera, e viene considerata vera per una ragione: e' assolutoria.

Supponiamo che , per un qualche motivo , se uno il coraggio non ce l'ha, allora possa darselo. E che quindi avere coraggio o meno sia una scelta.

La prossima domanda e': in che modo cambia la figura di Don Abbondio?

Nel libro Don Abbondio era un codardo "ontologico", nel senso che era tale perche' questo era il suo posto nel cosmo. Ovvero, qualcosa che non aveva scelto lui, come essere biondi o avere gli occhi neri. 

Ma adesso supponiamo che essere un codardo sia una sua deliberata scelta. In tal caso, abbiamo una nuova realta': Don Abbondio era un COMPLICE di Don Rodrigo, ed agiva di sua VOLONTA' perche' lui vincesse.

Questo cambia le cose, isnt'it? Basta solo ammettere o ipotizzare per un attimo che la codardia sia una scelta, ed ecco che come tutte le scelte, vi trovate responsabili di quanto avviene per colpa vostra.

Il post su Priebke ha prodotto numerose reazioni, e devo dire che se, come me, pnsate che la vigliaccheria sia una scelta, e una implicita COMPLICITA' con il prepotente di turno, la mappa delle persone malvage attorno a me si e' arricchita parecchio.

Sembra che siate digiuni da qualsiasi base , di qualsiasi cosa riguardi la fondazione di uno stato di diritto. Allora: Priebke doveva uccidere circa trecento persone, che avevano gia' subito una qualche condanna, e la scontavano per questo in carcere.

Ora, in un paese civile, una volta condannati, non puo' succedere che la pena sia aumentata per una decisione , un atto del diritto, che arriva dopo. Cosi', se vi hanno condannati a tot anni, vi dovete fare SOLO quei tot anni.

Questa si chiama certezza della pena, e non e' solo una certezza persecutoria, ma e' anche una certezza per il condannato: piu' di tanto non puo' accadere, e non vi e' arbitrio.

Per questo, non era assolutamente parte della civilta' una decisione di prendere gente condannata al carcere e condannarla a morte. Non c'entra niente che , come dice Priebke, i tedeschi avessero fatto affliggere ai muri un avviso di rappresaglia: non e' che basti appendere qualcosa al muro per far venire meno la legge. Non in un mondo civile.

Cosi' come, il diritto civile dice che se non hai commesso il reato personalmente non puoi essere condannato per il reato stesso. Se volete un mondo che non sia il mondo che sognava Priebke, non potete uccidere un tizio perche' un altro tizio ha fatto qualcosa. E non solo non potete ucciderlo: non potete neanche punirlo, tipo non potete mandare le ruspe ad abbattere la casa dove vive una famiglia, se il solo marito ha commesso un reato: nei paesi civili, lui e solo lui ne rispondono, perche' come dice la costituzione antifascista , la responsabilita' penale e' personale. O VOI in persona avete commesso un reato, oppure nessuno vi puo' fucilare, incarcerare, perseguitare voi o la vostra famiglia.

Questi sono i due principi, e non sono principi deboli, sono semmai due pilastri, che differenziano il mondo di Priebke e il mondo civile.

Se potete essere uccisi, incarcerati, perseguitati, buttati fuori dalla vostra casa, ridotti in miseria o qualsiasi altra persecuzione onerosa , per qualcosa che NON avete commesso di persona, e senza un processo, allora siete nel mondo di Priebke. Senza ombra di dubbio. End of story.
Se invece NESSUNO ha il diritto di punirvi o perseguitarvi o causarvi danno senza che un tribunale dello stato, in condizioni di terziarieta', abbia deciso che PERSONALMENTE , voi e proprio voi, avete commesso un reato,  e se la pena e' decisa secondo il codice da un tribunale, allora siete nel mondo civile. Solo e SOLO in quel caso: legge e codice.

Esistono molti paesi che pretendono di essere civili perche' scimmiottano alcune parti della civilta'. Paesi dove potete venire perseguitati (messi in carcere, o semplicemente avere la casa rasa al suolo , o fucilati ) senza avere, IN PRIMA PERSONA, commesso un reato e senza che la pena sia equa a norma di codice. Questi paesi, tra cui l' Italia ed altri, si bullano di essere paesi "democratici", magari perche' hanno qualche parvenza di parlamento, o perche' qualche percentuale della popolazione locale va a votare.A volte semplicemente perche' i paesi vicini sono ancora peggiori.

Ma poi... ma poi qualche volta succede che due grossi PILASTRI della civilta' giuridica, senza i quali si sta nel mondo di Priebke, vengono stravolti. 

Cosi' , bisogna essere molto chiari: se siete dalla parte della civilta', tutto quello che c'era da fare a Priebke era scritto nella legittima sentenza di un legittimo tribunale. Che siate d'accordo o meno. Se uscite da questo, siete nel mondo che voleva Priebke.
Non importa quanti altri artifizi vogliate tirare in ballo per sembrare democratici e civili: sarete solo dei nazisti con un altro vestito addosso. Anche se vi reputate antinazisti di professione: come disse Napoleone, "a furia di combattere qualcuno si finisce con l'imitarne l'arte bellica".

Cosi', adesso quei signori con la kefia al collo che hanno preso a calci la bara di un morto sono i nuovi eroi, e la kefia e' il nuovo nero. Ok. C'e' chi dice di sentirsi meno solo, se migliaia di persone con la kefia al collo vanno a prendere a calci la bara. Oh, ne sono certo. Ma costui non deve preoccuparsi, perche' queste persone non lo faranno MAI sentire solo: gli staranno addosso ancora per molti anni.

Ora queste persone non vogliono Priebke , nonostante per la legge avrebbe dovuto trovare sepoltura nel cimitero comunale di Roma. E cosi' siccome non lo vogliono , e qualcuno si sente meno solo, e hanno cosi' paura dei nostalgici che vanno a manifestare sulla tomba (anziche' picchiare gay per le strade o dipingere svastiche sui muri delle scuole come fanno , impuniti, ogni giorno)(1), che puf, alla sentenza del tribunale si aggiunge una persecuzione post-mortem, il divieto di sepoltura.

Fantastico. Non dovrei dirlo? Beh, va bene. Non scrivero' piu' nulla di migliaia di persone della sinistra militante e filopalestinese che vanno a prendere a calci bare o a commettere atti almeno extralegali. Ma questo significa che non lo faro' mai. Neanche quando "estenderanno un pochino" la legge, perseguitando qualcuno che magari non doveva esserlo a norma di legge: per esempio, un ebreo.

Si, in un paese civile alcune cose non dovrebbero succedere. Ma nel momento in cui succedono, e nel momento in cui qualcuno decide che se una folla ti odia abbastanza la legge finisce e possono perseguitarti, beh, insomma: tomba per tomba, la stessa folla puo' anche prendere di mira altre tombe. 

La sentenza non diceva che a Priebke andasse negata sepoltura. Ma se basta odiarlo un pochino per cambiare le cose, beh, l'odio e' una merce che vende bene.

Il tempo e' galantuomo. E so benissimo che prima o poi, gli stessi signori con la kefia che hanno preso a calci la bara di Priebke andranno a prendere a calci qualcun altro, o qualche altra bara, o qualche altra tomba, o qualche altro cimitero.  E' facile prenderci gusto.

E questo qualcuno che verra' preso a calci, in quel momento, si sentira' molto piu' solo.

Beh, che dire: avete scelto voi il mondo di Priebke, non era una novita' che vi venisse "un pelo stretto".

Si , sarebbe meglio un mondo ove le leggi sono uguali per tutti, e se bisogna rinunciare alla soddisfazione di veder prendere a calci la bara di Priebke, almeno si potra' godere di non far prendere a calci quella del nonno. La civilta' giuridica ha i suoi vantaggi quando ti protegge, e ovviamente ha i suoi costi quando protegge qualcuno che detesti. 

Il guaio e' che i costi sono solo un altro punto di vista dei vantaggi. Era legale fare il funerale a Priebke, ma una folla vociante lo ha impedito. E' legale magari fare una moschea in un posto, ma una folla vociante di leghisti lo impedisce molte volte. E magari neanche fare una sinagoga sara' molto facile, in futuro, per via della tendenza di alcuni a confondere gli ebrei con israele. 

Per alcuni, la legge va bene quando colpisce i tuoi nemici, e va male quando qualcuno perseguita illegalmente i tuoi nemici: prima viene perseguitare il proprio nemico, POI viene la legge. In Italia si dice che "la legge si applica solo sui nemici, per gli amici si interpreta". E cosi' prima si perseguita l'odiato, POI si trova il modo di interpretare la legge. La vendetta, insomma, viene prima: la proposta era di "bruciarlo e disperdere le ceneri", il che sa molto di "occhio per occhio", ma sara' una svista. Nessuno vuole la legge del Levitico, giusto?

Quindi alcuni lasciano che la legge diventi piu' debole nel difendere tutti , per il piacere di veder perseguitare il proprio nemico (2), e poi saranno gli stessi che piagnucoleranno per la debolezza della legge, quando i perseguitati saranno loro e a ridere saranno altri.

Dicono di sentirsi meno soli cosi'.

E chi sono io per contraddirli?

Credo che , nel breve periodo di "internet" che ancora aspetta questo blog, non tocchero' mai piu' la storia tipo  "una folla di sinistra radicale che va a prendere a calci la bara di qualcuno". Non sara' piu' "sinistra radicale" ma "societa' civile", e alla fine dei conti, chi siamo noi per contraddire una folla vociante? In fondo, le folle vocianti hanno sempre difeso i deboli e le minoranze,  no?  Mica come quella roba odiosa li', la Legge inventata dagli illuministi.

Poi, chi sia questo qualcuno che verra' preso a calci da folle di "societa' civile" , lo decidera' il destino. Secondo me ci sono ancora si e no 2-3 nazisti vivi, nel 2013, di quelli del 1943. Chissa' con chi se la prendera' , in futuro , quella folla con la kefia. Non riesco proprio a immaginarlo: sono imprevedibili.
Ma l'importante, mi dicono, e' che anche quando sei dalla parte sbagliata dei calci, tu non ti senta solo. 

Io preferisco ancora le nazioni civili, dove magari ti senti solo, dove magari la legge protegge anche quelli che detesti, ma almeno nessuno ti prende a calci.

Sono un tipo strano.Per questo sto per muovermi in una darknet: sono tutti strani , li'. Magari mi sentiro' meno solo.


Uriel



(1) Oh, che paura che hanno a Roma di club che vanno ad onorare il fascismo e a fare saluti romani. A Roma, infatti, nessuno fa MAI un saluto romano: se solo ci provate, vengono a prendere a calci la bara di vostro nonno, suppongo. Una citta' che quotidianamente respinge il fascismo in cotanta misura, come puo' sopportare se qualcuno va a fare il saluto romano su una tomba?

(2) Come se mancassero fascisti vivi e vegeti da perseguitare a Roma, poi.
http://www.keinpfusch.net/
24 Oct 15:29

Secondo round.

by Uriel Fanelli
Era abbastanza ovvio che la vicenda NSA non si sarebbe chiusa cosi'. Certo la Merkel non poteva fare nulla come cancelliera uscente, perche' posizioni dure sono possibili solo a cancellieri forti. Ma adesso che ha vinto alle elezioni, e a meta' dicembre si presentera' probabilmente il governo, la Merkel puo' riprendere in mano le cose che aveva lasciato.



Il primo punto che si deve capire e' che non e' una guerra di spionaggio. E neanche di privacy.

Mettiamola cosi': io ho una telco. La legge mi obbliga a tenere tutti i tracciati per 3 anni. Mi obbliga cioe' ad un oneroso lavoro di archiviazione, nel quale non ci guadagno nulla.

Adesso creiamo la NSA, e diciamo che NSA mi paga 3 MILIARDI di euro/anno per quei logs. Ehi... diventa remunerativo! Ehi.... sono aiuti di stato!

Il concorrente americano, per gli stessi dati, riceve MILIARDI di dollari dal governo! Non e' concorrenza leale.

Quindi, il primo punto da capire e' che dare un bilancio ENORME all'intelligence per catturare dati , e fare in modo che questo bilancio finisca nelle tasche delle telco, significa AIUTARE le telco, le quali, per fare quello che facevano prima (loggare le chiamate nei CDR) si mettono a guadagnare soldi anziche' perderne.

Quindi, dovete capire che esiste una lobby dell' IT che ha un pelino sul Q la storia che NSA ha un bilancio di 52 miliardi di dollari e li spende in IT. Perche' e' un bell'aiutino di stato.

Andiamo avanti. Avete presente la storia delle startup e della FED che stampa soldi? La domanda e': ma dopo che li ha stampati, come li distribuisce? Li butta per le strade? Che fa?

Quello che fa e' comprare titoli tossici dal mercato, ovvero titoli subprime. 

Allora la domanda e': ma chi produce tutti questi titoli ad alto rischio? Li producono quelle banche che prestano solti ad aziende e privati che hanno un rischio di fallimento alto. E chi sono quelle banche? Sono quelli che fanno venture capital. E chi   finanziano? Finanziano startup del mondo IT. A pioggia. Molti riescono, moltissimi falliscono. Il rischio e' enorme. Queste finanziarie lo cartolarizzano emettendo bond subprime. Che poi la FED compra.

Morale: la FED che stampa soldi comprandoci subprime e' un GIGANTESCO aiuto al mondo dell'informatica americana. Un aiuto di stato, che rappresenta il chiaro motivo per il quale l'informatica americana e' cosi' "avanti".

Se sommiamo i titoli subprime emessi come bond da venture capital che finanziano le "startup", e poi sono comprati dalla FED, i soldi che il governo USA spende in spionaggio - pagando telco , ISP e IX - e le commesse militari che vanno in direzione tecnologica, abbiamo una proposizione dirompente:

Il governo USA sta finanziando , A FONDO PERDUTO, l'informatica statunitense, ad un ritmo di 400/600 MILIARDI DI DOLLARI/ANNO.

Un bell'aiutino di stato, eh?

Ora, chiediamoci quanto piacere faccia ai concorrenti europei. E chiediamoci un attimo in che modo reagiranno: si rivolgeranno al governo. E che cosa intendono fare i governi? Tenteranno di bloccare questo fiume immenso di soldi. Hanno in definitiva tre flussi da fermare:

  1. Il flusso "spionaggio". Tra tutte le agenzie USA che spiano, e pagano le aziende che forniscono loro i dati per il disturbo, il budget complessivo si aggira attorno ai 100 miliardi di dollari. 
  2. Il flusso "startup". La FED compra titoli junk, ed altro subprime, dalle aziende di venture capital dedicate al mondo IT, per circa 200-250 miliardi all' ANNO.
  3. Il flusso: "commesse militari". Sebbene incapaci di attaccare la Siria o la Libia per ragioni di bilancio, gli USA finanziano con altri 100/150 miliardi di dollari lo sviluppo di software ad uso militare, chip, tecnologie varie.

Il flusso militare e', ovviamente, molto difficile da fermare. Essendo spesa militare, ci si puo' solo mettere di traverso ad ogni guerra nuova, sperando che alla fine qualcuno arrivi a dire "ehi, ma perche' ci stiamo armando sino ai denti?". Non so se questa strategia possa funzionare, agli americani PIACE armarsi sino ai denti, a prescindere.

Il flusso "startup" e' difficile da fermare anch'esso, dal momento che l'informatica riceve dopotutto POCHI dei soldi stampati dalla FED, che arrivano anche a sostenere l'edilizia, a sostenere prestiti al consumo, ed altro. 

I flussi 2 e 3 non possono, realisticamente, essere fermati. Possono pero' venire imitati. Cioe', si puo' fare in modo che anche in UE aumenti la spesa militare in nuove tecnologie. Per fare questo occorre una scusa, e un disimpegno americano in UE potrebbe esserlo. Una guerra fredda contro gli USA potrebbe anche funzionare, a patto di trovare il pretesto.

Il flusso 2 si puo' imitare anch'esso, ma occorre che non esista un "Incumbent" americano. Altrimenti tutte le startup europee non faranno altro che sviluppare applicazioni per l'ecosistema Android o per quello Apple. Entrambi americani

Occorre anche qui una scusa, un pretesto per fermarne le vendite , per bloccarne  la diffusione.

Il flusso "spionaggio" invece ha un bel vantaggio, ovvero politicamente esso sostiene lo scontro che si vuole affrontare per fermarlo.

Oggi, la NRW Zeitung scrive "adesso basta amicizia con gli americani. Abbiamo gia' sopportato tanto, non possiamo sopportare ancora". Voi direte , e....?

E.... succede che in NRW ci sia uno dei "triangoli" della telematica, avendo qui D-Telekom, Vodafone De, Vodafone Global, Unitymedia, ed altri. Con i relativi indotti. C'e' da stupirsi se un giornale che vive della pubblicita' e degli azionisti delle telco , spinga in questo modo?

Allora, c'e' una lobby della telematica, dell'informatica , della tecnologia che e' stufa di subire il gigantesco fiume di soldi che il GOVERNO USA sta dando al mondo IT americano. Di due grosse aziende che facevano telefoni in Europa, Ericsson e Nokia, e' finito il tempo. Ma chiediamoci: siamo sicuri che Google avrebbe potuto fare quei prezzi su Android, se nessuna FED avesse finanziato qualche backdoor? Se nessuno avesse finanziato l'ecosistema di Android dando soldi a chi produceva le app, cioe' alle startup? Ne siamo sicuri? Qualcuno no.Siamo sicuri che in USA sarebbero cosi' avanti nel design dei chip, se non ci fossero triliardi di dollari in commesse militari, cioe' ancora aiuti di stato? Siamo sicuri che le telco USA e gli ISP USa sarebbero cosi' forti, senza i soldi che NSA , FBI, CIA, ed altri, pagano per spiare?

Stiamo parlando di flussi finanziari non indifferenti. 

Voglio dire: guardate questo blog. GRATIS. C'e' pubblicita'? No. E twitter. E facebook. 

Vodafone e Telefonica investono, stando ai loro bilanci, 3.2 e 3.9 miliardi di euro/anno in IT. Facebook le supera vastamente.

Ora, di cosa vive Facebook? Di pubblicita'.

.... seriously?

Cioe', Telefonica e Vodafone potrebbero fottersene altamente di farsi pagare, offrirvi tutto gratis, dall'abbonamento,  a patto che accettiate di ricevere MMS e SMS di pubblicita'? Questo e' il modello? Uhm. Eppure, Facebook e Twitter sostengono di pagarsi miliardi di dollari di  spese piu' o meno in questo modo.

Nel 2012 Facebook ha dichiarato un fatturato di 5.1 MILIARDI di dollari, con un margine operativo di 384 milioni. http://en.wikipedia.org/wiki/Facebook

Vorrei capire: siccome la spesa di Facebook e' quasi tutta in IT, stiamo parlando di quattro miliardi e rotti di dollari. Pagati con la pubblicita'. Perche' allora Telefonica e Vodafone non fanno lo stesso? Perche' non danno tutto gratis in cambio di pubblicita'? Perche' si ammazzano per competere sui prezzi, quando potrebbero regalare tutto?

Cioe', questi continuano a farsi pagare da voi la bolletta e il telefono e tutto, quando potrebbero semplicemente darvi tutto gratis, e farsi pagare per la pubblicita' dagli inserzionisti? Quindi non hanno capito un cazzo: una Telefonica, una O2, una T-Mobile potrebbero semplicemente raccogliere inserzionisti e dirvi "ehi, se accettate la nostra pubblicita' come SMS e MMS, vi diamo tutto GRATIS, come Gmail e Facebook"?

Va bene, voi avete deciso di crederci. Ma pensate per un attimo che non sia possibile. Pensiamo per un attimo che NON SIA possibile per infrastrutture cosi' grandi raccogliere pubblicita' a sufficienza da pagarsi i costi. Supponiamo per caso che CHIUNQUE vada a proporre ad una telco di dare tutto gratis e di vivere di pubblicita' riceva solo RISATE perche' il modello non e' sostenibile.

Se per caso e' cosi',  allora, di cosa vivono questi signori? Se per caso BMW non puo' regalarvi le auto a patto che ascoltiate pubblicita' per tutto il viaggio, se non possono regalarvi vestiti a patto che ci siano delle toppe con la reclame di aziende, se non possono darvi le case gratis a patto che le pareti siano sponsorizzate e si senta pubblicita' in ogni stanza, e allora di cosa vivono questi giganti?

Negli ambienti dell' IT europeo sta avanzando, piano piano, il legittimo sospetto. Gente che di affari vive , ogni giorno, gente che ne mastica piu' di una mucca al pascolo, sta iniziando a notare che la sua azienda NON PUO' vivere di pubblicita'.

Twitter ha dei bilanci che in qualsiasi mercato NORMALE portano al fallimento. Amazon e' stata in PASSIVO per ANNI. Nessuno si chiede come sopravvivano delle aziende con dei bilanci catastrofici? 

Cioe', diciamolo: parlatemi del modello di business di Twitter. Non potete. Sapete perche'? Perche' non esiste. Non lo ha mai definito nessuno. MA SE VOI, CHIUNQUE DI VOI, si presenta come startup SENZA chiarire il modello di business, NON PRENDE UNA LIRA.

 Diciamo che prima in Germania, e poi in Francia, dove avevano e hanno un bel pochino di aziende IT, si sta diffondendo il sospetto, piu' che legittimo, che le aziende IT americane siano sostenute, sotto varie forme, dal governo USA. Che non vincano sul mercato, perche' il modello di business di Facebook, se viene simulato in un qualsiasi software di analisi, risulta PERDENTE. Perche' i bilanci di Twitter sono da tribunale fallimentare. Perche' Bezos ha potuto stare in perdita per ANNI; con cash flow per i quali a chiunque altro arriva un giudice dopo pochi mesi.

E c'e' il dubbio che questo sostegno si traduca in una concorrenza insostenibile.

Cosi', e' iniziata una battaglia tra lobbies. Le strategie sono due, diciamo piano A e piano B:

  • Il piano A consiste nel costringere, a furia di pressioni politiche, gli USA a fermare il fiume di soldi. Si sa benissimo che fallira', perche' i flussi sono almeno tre, e su due gli USA non tollerano ingerenze.
  • Il piano B consiste nel creare una tale ostilita' dal proteggere il mercato europeo dagli americani. Lo scopo di chi spinge in questi giorni gli scandali e' di ottenere un blocco dei prodotti USA.

Quello che faranno e che vogliono ottenere e' una serie di provvedimenti europei per:

  1. Sicurezza e certificazione. Un sistema di certificazioni che in europa avvantaggi le aziende europee. 
  2. Classificazione strategica. Una legge che, almeno per appalti pubblici, riservi tutto lo spazio ad aziende europee.
  3. Un sistema di finanziamenti a pioggia nel mondo IT, giustificato dalla necessita'.... di difendere la privacy, o qualcosa del genere.

Con tutto questo si cerca di bilanciare il fiume di denaro che dal governo USA va a finanziare gli "Over the top", che senza non potrebbero vivere davvero, e in qualche caso dovrebbero gia' essere morti.

TAnto per intenderci, i libri contabili di Twitter sono peggio di quelli Alitalia. Solo che Alitalia il business model ce l'ha e chiaro: "compagnia aerea, che ti fa viaggiare coi soldi che paghi per salire a bordo". Il business model di Twitter, se qualcuno lo ha visto, e' un pochino come lo Yeti. Moltissimi dicono di averlo visto, ma non ci sono prove della sua esistenza.

Ma qualcuno e' pronto a sborsare miliardi per le sue azioni. Chi sia questo qualcuno, e' semplice: il prossimo che poi emettera' titoli a rischio, che la FED comprera' in cambio di soldi sonanti.

Ma e' il mercato, darling.

Cosi', aspettiamoci che la cosa scali in Europa, sino ad ottenere una direttiva che privilegi, su tutto il continente, le aziende IT del luogo e svantaggi gli americani.



Uriel
http://www.keinpfusch.net/
27 Aug 11:20

La via crucis del turista a Milano: i maxi-conti di bar e ristoranti con tanto di scontrino

by Giorgia Cannarella
Scontrini, bar del centro, Milano

Vacanze: dice che l’Italia è il paese più caro tra quelli dell’area mediterranea. E che il record poco invidiabile del capoluogo italiano con i ristoranti più cari spetta a Milano. Per una pizza e una bibita in lattina si spendono in media 10,35 euro, coperto escluso. A Roma le media è 9,19, a Napoli scende sino a 6,68 (dati Istat di luglio).

Muovendo da qui, Repubblica Milano ieri si è fatta un giro in centro. Ne è uscita una specie di mappa della vergogna.

Proviamola anche noi, reflex al collo e mappa di Google alla mano, la via crucis dei prezzi che tocca al turista, specie straniero, nel centro di Milano.

L’inizio è shock: cappuccio e brioche al bar Le Tre Gazzelle, in Corso Vittorio Emanuele, costano sette euro.

Nemmeno il tempo di scucchiaiare la schiuma dalla tazza e altri nove euro escono dal nostro portafoglio, sempre meno imbottito, al Caffè Aperol di Piazza Cordusio per placare l’arsura di Stige, il nuovo anticiclone nordafricano.

Sette per una spremuta d’arancia e DUE per un bicchiere d’acqua.

L’ora di pranzo per le nostre tasche di turista sempre più vuote è un vero attentato. Uno spuntino in Galleria Vittorio Emanuele arriva a costare una quarantina di euro, conto che lievita se a cercare ristoro è una famiglia con uno o due bambini al seguito.

Consapevoli, ma non è detto che il turista straniero lo sia, l’approccio al Bar Sì, gelateria a metà strada tra Piazza Duomo e Piazza della Scala, è minimal che di più non si può: un toast e una Coca Cola.

Lo scontrino recita 17 euro.

Meglio prendere il caffè altrove, tipo al Caffè delle Colonne di piazza San Babila. Dove un iced coffee (c’è sempre Stige, ricordate?) cambia prezzo a seconda di come lo si chiede. In italiano 5 euro in inglese 5,50. E’ la famosa sovrattassa stranieri, altrimenti nota come sciagura del doppio prezzo.

Il tour del borseggio si conclude con un gelato: nei panni del turista tipo sotto i ventilatori del Caffè San Babila si spendono 6 euro per tre palline.

E se vi aspettate di mangiare in modo decente, siamo pur sempre in Italia, dovrete ricredervi. Basta leggere qualche opinione  su Tripadvisor, il sito delle recensioni fatte dagli utenti. Per i locali del centro di Milano i giudizi spaziano da “cibo a livello di una mensa di fabbrica” a “scandaloso”, da “senza vergogna” a “da denuncia”.

Il tempo stringe, per l’Expo 2015 sono previsti 20 milioni di visitatori e Milano, la capitale morale, non può passare per una qualunque trappola spennapolli.

Cosa fare?

1) Lasciare le cose come stanno. Che i turisti s’informino prima di partire, tra guide e forum online oggi tutti possono sapere.

2)  Appoggiare gli appelli delle associazioni dei consumatori, che chiedono a gran voce di ritarare l’offerta dei pubblici esercizi. In una città civile l’ingenuità altrui non è una buona ragione per approfittarsene.

3) Suggerire, qui e ora, alternative praticabili alle trappole per turisti del centro di Milano.

[Crediti | Link: Repubblica Milano, TripAdvisor]

27 Aug 10:00

I celiaci e l’abominevole costo dei prodotti senza glutine

by Giorgia Cannarella
celiachia

Basta, è arrivato il momento. La crisi morde e serve una moratoria sui prezzi dei prodotti senza glutine.

Dev’esserselo detto Marina Pellizzari, celiaca e giovane madre di un bimbo celiaco, prima di pubblicare sul sito Change.org un appello indirizzato al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Con la richiesta che i 100 euro di contributo mensile destinato dallo stato ai celiaci possa essere speso anche nei supermercati, oltre che in farmacia, dove i prodotti costano una follia.

” Quando ti viene diagnosticata la celiachia hai la possibilità di avere un “buono” mensile per acquistare i prodotti senza glutine. Questo buono è di circa 100 euro e può essere speso quasi solo in farmacia, ma i prezzi dei prodotti glutenfree soprattutto in farmacia sono esorbitanti! Perchè un kg di farina senza glutine, che non è altro che farina composta da un mix di farina di riso, farina di mais e amido di mais deve costare sui 7€? “.

Non si può dire che la petizione sia passata inosservata.

In poche ore ha raccolto 12mila firme, e negli ultimi giorni è rimbalzata di quotidiano in quotidiano.

Clamore mediatico una volta tanto comprensibile, dal momento che un italiano su 100 è celiaco, anche se solo 135mila sono diagnosticati. Ognuno di loro riceve il già citato contributo statale, ma il costo proibitivo dei prodotti gluten free costringe le Regioni, in qualche caso, a integrarlo. L’Aic (Associazione Italiana per la Celiachia) fa l’esempio di dodici prodotti “tipo” (pane, pasta, farinacei, prodotti da pasticceria prodotti pronti surgelati): il prezzo di quelli cum glutine è intorno ai 25 euro, mentre per quelli sine glutine si va dai 40 ai 60 euro.

Quasi chiunque, senza essere il ministro Lorenzin, può rendersi conto che qualcosa non va.

Nelle farmacie i prezzi rasentano l’incredibile mentre al supermercato sono più umani. Ma le Regioni che autorizzano la spesa del contributo statale nei supermercati sono pochissime, e come dimostra il successo della petizione di Marina Pellizzari, i celiaci si sentono poco tutelati (senza contare i problemi legati al mangiare fuori casa).

C’e’ poi il regolamento comunitario con cui a giugno il Parlamento Europeo ha escluso i celiaci dai gruppi di consumatori con esigenze nutrizionali da salvaguardare. Motivo? Una presunta ma sospetta epidemia di celiaci. La dieta senza glutine, spinta da testimonial famosi (Gwyneth Paltrow, sto parlando con te) che ne sbandierano i benefici, fa ormai tendenza.

Celiachia, intolleranza, allergia. Contributo sì, contributo no, contributo adeguato al reddito, come proposto dal sito Celiachiamo. Andrebbe fatta chiarezza, e alla discussione dovrebbero partecipare per primi i non celiaci.

27 Aug 09:55

Grand Tour d’Italia ai tempi della birra artigianale

by Giorgia Cannarella
buona birra a tutti ph Emanuela Marottoli

Caro turista straniero, mi rivolgo a te. A te che hai deciso di passare questo scampolo di vacanze agostane in Italia. Credo di non invidiarti, sappilo.

So già che al ritorno non riuscirai a nascondere un’educata disapprovazione per le nostre sviste, negligenze, contraddizioni di italiani, a cui abbiamo aggiunto la cattiva nomea di turlupinatori dei turisti indifesi.

Ma in fondo un po’ t’invidio. L’Italia è bellissima, in più vive in un perenne boom enogastronomico (dalle ricettologhe tivù allo slow-foodismo filologico), e a te ansioso di provare una real italian experience regalerà ricordi indimenticabili, la memoria della fotocamera intasata di immagini, una valigia zeppa di souvenir gastronomici.

Se vuoi un consiglio, pare che ora tra gli stranieri, anche non necessariamente touristzilla (turista spendaccione), furoreggi il Grand Tour della birra (con tutte le maiuscole). Un trend inaspettato. Un viaggio moderatamente alcolico tra piccoli birrifici artigianali e craft beer da far schiattare d’invidia i nipotini.

In Inghilterra – che magari è da dove vieni tu – si fa un gran parlare di Rinascimento delle birre italiane. In effetti, almeno in questo campo, non ce la passiamo male, e l’idea di sostituire scavi, monumenti e chiese visti dai tuoi avi nelle loro calate italiane dei secoli scorsi con i quasi 600 birrifici nostrani non è per niente peregrina. Al limite, cerca di vedere gli uni e gli altri.

Cerchiamo di essere pratici, è arrivato il momento di individuare le tappe del Gran Tour italiano in epoca di boom della birra artigianale. Tour quanto più estivo possibile, vista la stagione.

Potresti iniziare dal Piemonte, precisamente dalla Valle Grue. Nota, caro turista straniero, che in questo post mi avevano bacchettato per una dimenticanza: non avevo menzionato la Quarta Runa del Birrificio Montegioco come birra estiva, e avevano ragione.

Poi, beh, è un peccato farti saltare tutto il ben di Dio brassicolo della Lombardia o dell’Emilia Romagna, ma capisco che tu voglia vedere un po’ di mare. Che ne dici di un salto da Maltus Faber, a Genova? Ti assicuro che non te ne pentirai. Se sei molto coraggioso, ti suggerirei di provare la loro Extra Brune Barricata.

Da lì puoi scendere lungo la costa e arrivare in Toscana: un saltino a L’Olmaia, in Val D’Orcia, mi sembra d’obbligo. Chiedi la PVK, è fatta con cereali del territorio.

A questo punto, hai due possibilità. O continui a scendere e vai diretto fino a Borgorose, dove c’è il Birrificio del Borgo – quando assaggerai una Reale capirai perché ti ci ho mandato. Oppure cambi costa e vai da Opperbacco, nelle colline teramesi: viaggio lunghetto, ma la Bianca Piperita ti disseterà a dovere.

Se molti Grand Tour dei vip del passato, poeti, scrittori, letterati, si concludevano in Campania, beh, lì mi fermerei anche io. Dopo un passaggio da Karma, però: con una Marilyn vai sul sicuro.

Non che sotto la Campania non si beva più birra, ma a questo punto ti immagino stanco e in uno stato di forma tendente al pingue. Piuttosto, hai ancora spazio in macchina con tutte quelle confezioni da sei bottiglie?

Ma questo, caro turista straniero, non è che il mio suggerimento. Magari i nostri lettori hanno consigli migliori per te, forza, non fatemi fare brutte figure.

PS. E comunque siamo in Italia, non scarterei a priori ipotesi di Grand Tour del vino, dell’olio d’oliva, della pasta…

[Immagine: Emanuela Marottoli]

23 Aug 15:38

L' Egitto come parcheggio per un nuovo Mc Donald's.

by Uriel Fanelli
Sto leggendo sui giornali le vicende egiziane, e devo dire che la mia personale posizione si riassume in poche parole: qualsiasi cosa succeda di male ad un islamista, e' un bene per il genere umano. Vedere i barbuti per terra con la faccia piena di sangue a piangere , di fronte a moschee bruciate, mi da' quell' odore di Robespierre che sa di vittoria.

 

E' ora di dire chiaramente che i Fratelli Musulmani avevano intenzione di trasformare l' Egitto in un altro Iran. Che intendevano abbattere qualsiasi cosa somigliasse ad uno stato di diritto e introdurre la sharia. 


Ed e' ora di dire che gli stessi ipocriti che oggi si indignano se l'esercito manda in paradiso tanti martiri (1) si sarebbero indignati domani quando le prime donne egiziane fossero state lapidate, o i primi omosessuali egiziani impiccati in piazza. E' gente che si indignerebbe comunque, perche' dovremmo farci caso?

Il primo concetto da capire e' molto semplice. I Fratelli Musulmani hanno quella che definirei "la maledizione di Darwin", quella particolare categoria della sfiga che arriva quando sei cosi' idiota da combattere lo stato laico BRUCIANDO LE CHIESE dei copti.

Ora, se Morsi ce l'aveva con lo stato laico e per questo bruciava le chiese, abbiamo una misura chiara dell'ignoranza e della stupidita' dei fratelli Musulmani: in fondo, l'esercito sta facendo quello che avrebbe comunque fatto Darwin, ovvero eliminare gente cosi' idiota da non notare alcuna contraddizione nel "bruciare chiese per abbattere lo stato laico". Semmai Morsi avesse voluto un ALLEATO contro lo stato laico, esso sarebbe stato proprio un altro gruppo di preti di fede diversa, altrettanto ostili all'idea di laicita': bruciare l'unico alleato possibile e' un'azione cosi' stupida che merita solo quel particolare sterminio che prende il nome di selezione naturale. Unfit to survive.

Cosa posso dire di un partito che vive in semiclandestinita' per decenni, perseguitato dall'esercito, ed esce allo scoperto SENZA NOTARE CHE LO STESSO ESERCITO E' ANCORA AL PROPRIO POSTO?

Voglio dire, i fratelli Musulmani sono stati perseguitati e ridotti alle moschee per decenni. A perseguitarli era un esercito che li odiava e intendeva mantenere i privilegi conseguiti per il proprio status.

Arrivano delle elezioni, e i Fratelli Musulmani per primi sanno bene che si tratti di una breve parentesi di democrazia, tantevvero che loro stessi immediatamente si mettono ad "autoconcedersi" un sacco di poteri. 

Insomma, i Fratelli Musulmani sapevano benissimo che le scorse elezioni egiziane erano una presa in giro, e costituivano solo il preludio per la FINE della parvenza di democrazia. Semplicemente erano cosi' stupidi da pensare che LORO avrebbero messo fine alla democrazia.

Avevano solo dimenticato un "piccolo" dettaglio: che il piu' potente esercito della zona , lo stesso che gli aveva infilato saldatori bollenti nel culo per decenni, lo stesso che li odiava, perseguitava, vessava, torturava, ERA ANCORA AL SUO POSTO. Armato sino ai denti.

E che cosa fanno questi imbecilli dopo una farsa elettorale , che loro stessi sanno bene essere tutto tranne che l'inizio della democrazia, e che loro stessi sanno essere tutto tranne l'inizio del rispetto dei diritti umani?




Ovviamente, escono allo scoperto come partito politico ufficiale, dando nomi, luoghi, persone, moschee, iscritti, militanti, uffici. Per uscire allo scoperto hanno fornito un elenco ufficiale di tutti i punti da colpire per chi volesse  eliminarli.

Come posso definire una simile genia di idioti, se non come "Darwin Award?". Cosa posso pensare della loro inevitabile estinzione, se non semplicemente "era inevitabile la loro estinzione?".

I fratelli Musulmani non sono stati il primo movimento ad agire in quel modo. Anche Khomeini, dopo la deposizione dello Shah, aveva fatto qualcosa del genere. Ma Khomeini innanzitutto non aveva lasciato al potere un esercito dichiaratamente contrario e finanziato dagli USA. Se lo avesse fatto, avrebbe  concluso la sua carriera in un carcere, gridando per un saldatore bollente nel culo.

Inoltre, Khomeini attese molto prima di fornire ad eventuali nemici un organigramma pubblico di infrastrutture del suo movimento. Prima conquisto' i militari e ne prese il controllo, poi conquisto' la polizia e ne prese il controllo , e "on top", casomai ci fossero ancora dei nostalgici in uno dei due corpi, creo' una polizia religiosa controllata dagli IMAM.

Questo cosa dimostra? Non dimostra nulla, semmai spiega: spiega come mai Khomeini sia sopravvissuto mentre quei fessi dei fratelli musulmani stanno crepando a migliaia. Si chiama "selezione naturale", e consiste nella scomparsa degli imbecilli per mano di qualche predatore.

L'esempio che , tra i tanti,  rappresenta la loro stupidita' e' la presenza di donne velate come scudi umani: ora, e' vero che un militare potrebbe anche avere delle remore a sparare su una donna. In generale, esistono remore a sparare in generale su una persona, ma chiunque sa che tali remore iniziano quando si stabilisce un contatto visivo.

Chiunque puo' gettare un siluro in acqua, sapendo che nel sottomarino moriranno tutti di una morte atroce. Non li vedi. Non li guardi in faccia. Sparare su un tizio che ti guarda negli occhi e' tutta una cosa diversa. Per questa ragione mascherarsi durante uno scontro di piazza e' la cosa piu' stupida che esista: sparare su un tizio di cui non vedi il volto e' FACILE.

A maggior ragione, puo' essere difficilissimo sparare su una donna, se ne scorgi il volto. Quando mandi donne in giro a fare da scudi umani, confidi proprio che qualcuno si accorga che sono donne e provi empatia.

Sfortunatamente per loro, mandano le donne a manifestare col velo. Ovvero coprendo parte del volto. Si puo' essere piu' stupidi? Si, a dire il vero si.

La situazione che aiuta i soldati a sparare sulla folla: non si vedono le facce, non si vedono persone. Solo maschere.

Solo che V for Vendetta e' un film e quindi la sua stupidita' intrinseca consiste nel non dover mai affrontare la realta', ovvero che un qualsiasi esercito puo' abbassare le armi assalito dai cittadini, a patto di RICONOSCERE i cittadini, cosa che non potrebbe fare con quelle maschere. Se fate una cosa del genere nella realta', molte maschere avranno un terzo buco per vederci attraverso. 

Se riusciamo ad afferrare il fatto che sparare a Giuliani fu piu' SEMPLICE dato che portava un passamontagna, e non piu' difficile, capite bene che senso abbia ritenere che una donna VELATA sia un ostacolo. Dal punto di vista di chi la vede, non c'e' proprio la certezza che dentro vi sia una donna, visto che si tratta di vestiti pensati per nasconderne le forme.

Un altro immane esempio di stupidita' viene da una giornalista di Al JAzeera. Essa vede i cecchini sui tetti. Cosi', che cosa fa? Twitta "vedo tanti cecchini attorno a me". Subito dopo un twit che diceva in che posto si trovasse.


Ovviamente, il cecchino ama venire scoperto, e ama alla follia che qualcuno possa geolocalizzarlo. Cosi', indovinate un pochino, immediatamente tutti i cecchini dei dintorni prendono di mira la giornalista, che rimane un pelo sforacchiata.

Potrei dare questo consiglio: "se vedete un cecchino, pensate ad uscire dalla sua linea di tiro, e non cercate di comunicare al mondo le sue coordinate scrivendo su twitter dove siete e che vedete un cecchino. I cecchini, infatti, hanno STRAVAGANTI PREGIUDIZI verso la gente che li individua e dice al mondo (magari ad altri cecchini) dove si trovano".

Ma la domanda e': davvero serve un consiglio del genere? Davvero occorre un QI superiore al 15 per capire che un cecchino teme soltanto che qualcun altro gli spari addosso, o che lo vada a prendere in armi, e quindi se c'e' qualcosa che NON vuole e' che si dica dove si trova in un momento?

Riesco ad immaginare benissimo un HQ dell'esercito ove si controllano tutti i twit provenienti dall'egitto, e quando la giornalista scrive prima dove si trova e poi che vede i cecchini, qualcuno da l'ordine "levate dal mondo quell'ammasso di stupidita' condensata".

In tutta questa vicenda, gli islamisti appaiono come elementi di una stupidita' a dir poco sottumana, gente che vincerebbe il secondo premio nel concorso per il piu' imbecille. E anche molto di quanto gli accade di male sembra essere semplicemente la fine che ci aspettiamo per un pollo arrosto che giri per una jungla, avendo cura di seguire le orme dei leoni.

La domanda e':

Ma davvero quegli imbecilli , guidati dalla piu' catastrofica genia di imbecilli della storia, hanno mai avuto la piu' pallida probabilita' di finire diversamente? Davvero pensavano di farcela?

Uscire allo scoperto come partito quando Morsi viene eletto ed inizia ad eliminare le garanzie costituzionali e' come una festa dei partigiani quando viene fondata la Repubblica di Salo', con tanto di bigliettini di invito alla Wehrmacht? 

Voglio dire: avete segato dalla costituzione egiziana tutto quello che somigliava ai diritti della minoranza, avete detto chiaramente che se le chiese dei copti bruciano non e' un dramma perche' insomma, le cose prendono fuoco da sempre, L'ESERCITO VOSTRO NEMICO E' ANCORA AL SUO POSTO,  e non vi sorge il sospetto che adesso siete un bersaglio tale e quale ai copti, grazie alle stesse leggi che avete fatto?

Sapete cosa succederebbe se si dovessero processare in egitto i militari? Niente. Sapete perche'? Perche' quei fessi dei Fratelli Musulmani hanno modificato le leggi pensando che sarebbero stati loro a perseguitare gli altri, e non si sono chiesti che diavolo sarebbe successo se fossero stati loro i perseguitati.

Insomma, sfugge agli islamisti un piccolo principio : prima di rendere legali le persecuzioni, vedi di essere DAVVERO certo di essere TU quello che perseguita gli altri. Prima di abolire dei diritti, vedi di essere certo di non aver bisogno TU, dei tuoi diritti. Prima di togliere limiti ai poteri, vedi di essere CERTO di non poterli perdere, quei poteri.

Saro' molto sincero, in quello che succede agli islamisti egiziani non c'e' tanto l'impronta dell'occidente o dell'esercito o dei finanziamenti sauditi: c'e' semplicemente l'ombra di Darwin.





E chi siamo noi, per contraddire Madre Natura?




Uriel


(1) La favoletta del martirio perde molto del suo fascino quando il martire e' un prete, e ne perde ancora di piu' se il nemico ha un sacco di munizioni e decide quanti martiri ci saranno. Se gli piacciono i grandi numeri, si intende.
http://www.keinpfusch.net/
23 Aug 14:51

La nuova dittatura.

by Uriel Fanelli
Nel penultimo post ho accennato al fatto che si stia creando una nuova dittatura , una dittatura che non siamo capaci di riconoscere perche' essenzialmente nessuno ne ha mai vista una prima. Del resto, ci sono alcune cose che devono far riflettere: forse non lo sapete, ma il fidanzato del giornalista che ha intervistato Snodwden e' stato arrestato e trattenuto , e forse non lo sapete, il giornale che ha diffuso la prima intervista a Snowden e' stato perquisito e attrezzature dei giornalisti distrutte per intimidirli. Cose che associamo alla Cina o alla Russia di Putin.



Ma succedono in USA e UK.  La stampa tedesca ha dato ampia copertura a questi due eventi, mentre la stampa americana e quella inglese - nonostante la leggendaria (dicamo pure mitologica) deontologia professionale anglosassone - ha ignorato questi due eventi.

Che cosa sta succedendo, e specialmente: che cos'e' di preciso questa nuova "dittatura elettronica"  e come si configura? Per afferrarne bene l'essenza occorre prendere in considerazione una frase di Göbbels, sulla necessita' di avere gruppi di squadristi, o come le SS in generale, a pattugliare la nazione. 

Göbbels riassumeva questa necessita' dicendo "chi possiede le strade, possiede il paese". Che consa intendeva dire, e specialmente come mai questa attenzione verso le strade? La verita' e' che Göbbels pensava che le strade fossero la chiave del potere semplicemente perche' in quel periodo del novecento OGNI attivita' politica di massa, lecita o clandestina, pacifica o violenta, nasceva o si svolgeva nelle strade e nelle piazze. 

Con pochissimi telefoni e un servizio postale minato dall'analfabetismo, i giornali censurati, un partito sovversivo doveva organizzarsi mediante staffette, che inevitabilmente controllavano le strade. I rivoltosi si passavano la voce sulle piazze, cappannello di persone per capannello, i leader dovevano parlare alla gente e usavano luoghi pubblici, e dovevano spostarsi, e la gente per andare in piazza doveva spostarsi.

Insomma, la dittatura, una volta preso il controllo di piazze, giornali , telefoni (pochi) e radio, aveva il controllo della nazione.

Se pero' immaginiamo che Göbbels fosse vivo oggi, e fosse negli USA, di che cosa vorrebbe prendere il controllo per controllare la nazione?

Piazze? Sostituite nel ruolo di passaparola dai social network. Giornali? In USA e  UK , ormai quasi tutti online, cosi' come e' online la propgazione delle notizie. Telefoni? Sempre piu' IP. Radio? Ancora una volta, sostituite per la funzione di news dagli aggregatori. Insomma, se Göbbels fosse vissuto oggi, e negli USA, avrebbe detto "chi possiede Internet possiede la nazione".

Un apparato come la Gestapo sarebbe sostituto dalla NSA,  o da qualcosa di simile alla NSA, e alle SS sarebbero sostituite le unita' antiterrorismo: del resto, SchutzStaffel significa "squadra di protezione, gruppo di difesa". 

E' ora di realizzare che la realizzazione di un nuovo nazismo in USA e UK passa per il controllo di Internet. Si tratta di un nazismo telematico, quindi (forse) meno sanguinario, ma la modalita' e' analoga.
In questi giorni di campagna elettorale (in Germania) c'e' un grosso dibattito su Prism. Per rendere l'idea di cosa sia, un deputato tedesco ha pronunciato in parlamento la seguente frase: "se Hitler avesse avuto Prism, avrette trovato Anna Frank in meno di dieci minuti. Nemmeno il tempo di scrivere una sola pagina del suo diario". 

Questo e' il punto. Sicuramente un popolo che ha subito(1) il nazismo puo' avere qualche anticorpo in piu' contro un regime che e' la versione elettronica del nazismo stesso ma il problema e' proprio nella natura elettronica di questo regime.

Se una squadra di fascisti massacra a manganellate un gruppo di persone che si "agitano" in piazza, , chiamandoli "pericolosi banditi", probabilmente avrete decine e decine di associazioni per i diritti umani che iniziano a strillare. Ma se viene chiusa una darknet non strilla nessuno: non c'e' sangue.

Il fatto di spostare la repressione nel mondo digitale rende doppiamente terribile questa dittatura: essa passa inosservata all'uomo comune, perche' le azioni repressive passano alla storia come operazioni di polizia contro "pericolosi criminali".

Un caso era Kim Dot Com. Fu accusato di riciclaggio, senza che ad oggi ci sia qualche evidenza di questo reato, evidenze che FBI si ostina a non voler svelare prima del processo. Fu accusato di avere un "doomsday device" col quale poteva distruggere tutti i server della sua rete all'istante, cosa che giustifico' una illegale (come e' emerso in seguito) incursione armata a casa sua. Fu accusato di contatti con la malavita, cosa che gli costo' la reclusione, e ad oggi FBI non ha ancora mostrato una sola prova di questa connessione: FBI dice "prima Schmitz venga negli USA ed entri in galera, POI forse faremo vedere le prove al processo". Insomma, prima ti sbattiamo dentro, senza garanzie perche' non sei cittadino americano, E POI forse ti diciamo per che cosa abbiamo sbattuto in carcere una persona.

Ovviamente, oooops, FBI si e' appropriata dei dati degli utenti del piu' grande cloud storage del mondo, senza che gli utenti stessi abbiano qualche garanzia - e Mega faceva lo storage , per contratto, ad alcuni dipartimenti del governo brasiliano- eccetera. Ma anche qui, si tratta di diritti minori: la stampa non puo' pubblicare immagini di sangue come con l' Egitto, quindi una repressione su vasta scala dove non ci siano fotografie di gente con la faccia insanguinata non interessa alla stampa.

La verita' e' che la repressione su internet funziona cosi':

  1. Accusi qualcuno di crimini qualsiasi. Si dice che SilkRoad ospitasse vendita di killer, droga, pedofilia, prostituzione. Quanto di voi hanno provato a andare a vedere cosa c'era nella darknet di TOR? Boh.
  2. Si chiude il posto maledetto, distruggendo ogni cosa ed impossessandosi di dati che appartengono a persone non indagate. La stampa ignora questa repressione, perche' solo il sangue vende, e qui non c'e' sangue.
  3. Si distrugge la vita dell'avversario politico(2), si sequestrano i suoi beni , si perseguitano i suoi familiari. Si leggono dati di persone non coinvolte, ma fa comodo cosi'. 
  4. Alla richiesta degli avvocati di mostrare le prove, si risponde ciccia, tanto non hai subito una vera persecuzione, perche' i giornali non hanno fatto vedere il sangue, quindi nessuno si impietosisce.

Questa e' l'essenza ultima della nuova dittatura elettronica.: essere considerata poco piu' di un "atto sgradevole" ai danni di qualcuno. 

La nuova dittatura non eccita gli animi perche' non mostra il sague. La chiusura di MegaUpload ha dato ILLEGALMENTE ad FBI i file di backup (faceva anche questo) di CINQUE MILIONI di utenti. Ora, e' una persecuzion piu' AMPIA di quella che sta avvenendo in Egitto, ma quei cinque milioni di persone che hanno perso i loro diritti, non hanno versato una goccia di sangue. Quindi, il giornalista che e' un maniaco necrofilo non aveva alcun interesse a parlarne.

ALCUNI paesi, hanno un'opinione pubblica piu' attenta, e hanno dato risalto alla vicenda della persecuzione dei giornalisti inglesi:






Ma se usciamo dalla Germania, e andiamo per esempio in Italia, ove la stampa e' posseduta da finanzieri come gli Elkann o i Debenedetti, non troviamo piu' tutta questa attenzione. Ignorata. 

I famosi "pilastri della democrazia", i MODELLI della democrazia ultracitati di continuo come esempi da imitare, sono oggi delle DITTATURE ELETTRONICHE. Non appartengono piu' al novero delle "democrazie", e il solo fatto che Internet sia ancora in vasta parte degli americani vi fa capire una cosa: questa dittatura, in questo modo, si propaga anche in Europa.
Oggi come oggi, esiste UNA SOLA isola di democrazia (nel senso occidentale del termine) nel mondo, ed e' l' Europa. USA e UK sono caduti.


SIAMO SOLI.

USA e UK hanno semplicemente trovato il modo di costruire un nazismo che non si vede, che non interessa alla stampa (almeno sinche' non tocca a loro seguire la fine del Guardian) , e che viene considerata "virtuale" dai cittadini. 

Leggete questo:



Questa e' la nuova dittatura elettronica. Quella in cui vivete in un mondo ove tutte le notizie vengono da internet , tutte le opinioni si formano su internet, tutta la politica si fa su internet, la posta va su internet, 


E QUALCUNO CONTROLLA INTERNET.
Fosse per me, avrei gia' chiuso i backbones e isolato la rete europea da quella americana ed inglese.

Personalmente, mi sto interessando allo sviluppo delle Darknet e delle reti MEsh perche', essenzialmente, credo si trattera' delle uniche isole di liberta' che rimarranno entro 2-3 anni. Credo sia essenziale che si sviluppino ulteriormente, e che ce ne siano di efficaci entro il piu' breve tempo possibile, per una semplice ragione: il nazimo elettronico prima o poi uscira' allo scoperto, e in quel momento, sara' meglio essere altrove. 

Milioni di persone continueranno a vivere come sempre fuori dalla rete, ma sempre piu' notizie, opinioni, comunicazioni arriveranno loro dalla rete. Controllare Internet richiede meno spargimenti di sangue che controllare strade e piazze, per cui non vi accorgerete della dittatura.

Almeno, sino a quando nel mirino non ci sarete voi. Ma in quel caso, la notizia arrivera' ai media - casomai anche ci arrivasse - in maniera MOLTO lontana dalla verita' che vi ha colpito.

Questa e' la dittatura elettronica: la dittatura che tutti siete disposti ad accettare, credendo che non vi riguardi. 

E il fatto che Casaleggio e Grillo vogliano portare tutta la politica su internet vi fa capire una cosa: che se il loro sogno si avverera', chi controlla Internet controllera' anche il vostro governo. Perche' se si governa con internet, chi controlla internet, controlla il paese, dice Göbbels.

Indovinate da che parte sta , Casaleggio.

Uriel



(1) Chissa' perche' tra le vittime del nazismo non si menzionano mai i tedeschi. Eppure, tra oppositori, sindacalisti, comunisti, socialisti ed altri, Hitler ne uccise un bel pochino.

(2) Due terzi dei "terroristi di Al Qaeda" arrestati in tutti i regimi (islamici e non) dopo l'11 settembre erano semplicemente oppositori del regime locale. Niente a che vedere con Al Qaeda.
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23 Aug 13:40

L’incredibile Obama

by massimo mantellini

Come era prevedibile le società Internet americane, la cui reputazione è uscita a pezzi dalla vicenda NSA-Snowden, hanno fatto valere il loro peso. Così ieri il Presidente Obama si è presentato di fronte ai giornalisti a raccontare la favoletta del Governo buono che vuole comunicare meglio con i cittadini americani e che intende prendere iniziative per essere maggiormente trasparente nelle proprie azioni più segrete. Con un cambio di messa a fuoco che noi italiani conosciamo assai bene (si tratta di uno schema comunicativo mille volte adottato in questi anni da governi di destra e di sinistra) nel Datagate il problema di fondo, secondo il Presidente USA, è stato un problema di comunicazione. NSA non ha fatto nulla di illegale, non spia le comunicazioni di tutti (cittadini USA compresi) senza bisogno di alcuna autorizzazione ma semplicemente comunica male i propri intenti. Per tale ragione verrà presto approntato un opportuno sito web per la trasparenza della NSA. Una storiella talmente ridicola che ascoltandola ieri sera mentre Obama parlava mi sembrava di essere di fronte ad un Enrico Letta qualsiasi. Dopo che anche il NYT con un articolo molto duro di qualche giorno fa aveva deciso di abbandonare la difesa d’ufficio di Obama, il cui apparato di intelligence semplicemente (in passato era una supposizione ora grazie a Snowden e ad altre rivelazioni che si sono succedute, è pacifico) spia tutti e tutto, per telefono via email o sui social network in assenza di qualsiasi regola, a Obama non resta altro da fare che raccontare la bugia un po’ vergognosa secondo la quale lui già in tempi non sospetti (prima del caso Snowden) voleva maggior trasparenza e maggiori garanzie e che questi progetti, ora annunciati, erano già nelle sue intenzioni prima della crisi NSA. E quando qualcuno (una bionda giornalista del WSJ) gli chiede senza troppi imbarazzi conto dei suoi cambi di parere e del perché mai questa volta i cittadini americani dovrebbero credergli, Obama comincia a parlare di Putin il cattivo e di come si andava bene quando c’era Medvedev.

23 Aug 13:38

La resistenza nella Silicon Valley?

by massimo mantellini

Bruce Schneiner spiega, come meglio non si potrebbe perché le aziende Internet e il governo USA sono su due barricate opposte:


Do you remember those old spy movies, when the higher ups in government decide that the mission is more important than the spy’s life? It’s going to be the same way with you. You might think that your friendly relationship with the government means that they’re going to protect you, but they won’t. The NSA doesn’t care about you or your customers, and will burn you the moment it’s convenient to do so.

We’re already starting to see that. Google, Yahoo, Microsoft and others are pleading with the government to allow them to explain details of what information they provided in response to National Security Letters and other government demands. They’ve lost the trust of their customers, and explaining what they do — and don’t do — is how to get it back. The government has refused; they don’t care.


23 Aug 13:37

Pusher musicali

by massimo mantellini

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Questa sera Spotify ha mandato una mail molto garrula ai suoi tanti utenti non paganti annunciando un cambio delle condizioni contrattuali esecutivo da ieri. Fine degli ascolti in streaming illimitati supportati dalla pubblicità ma un tetto mensile di 10 ore. Come ha scritto Michele Barp su Twitter, è un po’ la tecnica dello spacciatore.

23 Aug 13:25

La battuta

by joshuaheld
Taimmaschin
02 Aug 16:26

Quanto è cattivo Mugabe?

by elenazacchetti

Mercoledì 31 luglio nello stato africano dello Zimbabwe si è votato per eleggere il nuovo presidente e per il rinnovo del Parlamento. I risultati ufficiali della commissione elettorale del paese sono stati resi noti venerdì pomeriggio: il presidente uscente Robert Mugabe ha vinto contro il principale sfidante e leader del più grande partito di opposizione, Morgan Tsvangirai. Si è parlato di brogli, e un numeroso gruppo di osservatori elettorali internazionali ha descritto il voto come “seriamente compromesso”, dicendo che a milioni di zimbabwani è stato impedito di votare. Venerdì gli osservatori dell’Unione Africana hanno detto invece che le elezioni sono state “libere, oneste e credibili”. Secondo la commissione elettorale, il partito di Mugabe, lo Zanu-PF, ha vinto 142 seggi su 210.

Robert Mugabe Robert Mugabe Robert Mugabe Robert Mugabe Robert Mugabe Robert Mugabe Robert Mugabe Robert Mugabe Robert Mugabe Robert Mugabe Robert Mugabe Robert Mugabe Robert Mugabe Robert Mugabe Robert Mugabe

Mugabe ha 89 anni ed è al potere dal 1980, tra repressione del dissenso e accuse di corruzione, persecuzione delle minoranze etniche, appropriazione personale degli aiuti internazionali e violazioni dei diritti umani. È stato rieletto per sei mandati consecutivi, per i primi sette anni come primo ministro e poi come presidente, e questo sarebbe il settimo: è il quinto leader di un paese – o quarto, se non si considera pienamente sovrana la Repubblica Democratica Araba Saharawi – per longevità al potere, dietro ad altri presidenti africani e davanti alla Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei. Dopo la sua ennesima contestata rielezione del 2002, l’Unione Europea e gli Stati Uniti imposero delle sanzioni al presidente Mugabe e lo dichiararono “persona non grata” – formula latina che indica il rappresentante di uno Stato non più gradito – insieme con sua moglie e i suoi più stretti collaboratori. Le sanzioni prevedevano, e prevedono tuttora, il congelamento dei beni all’estero e il divieto di ingresso in territorio europeo e statunitense. In Zimbabwe Mugabe non è l’unico a resistere nel tempo: il suo sfidante è da dieci anni Morgan Tsvangirai, e da altrettanto tempo le dinamiche politiche nel paese e la disastrosa situazione di recessione economica sono rimaste le stesse.

Il Washington Post ha spiegato perché si dovrebbe considerare Mugabe un “cattivo”, e lo ha fatto riprendendo tre paragrafi di un vecchio e famoso articolo di Philip Gourevitch sul New Yorker, pubblicato nel giugno 2002, anno di elezioni presidenziali in Zimbabwe: anche quelle elezioni furono poi vinte da Mugabe. Le cose che scrisse Gourevitch valgono ancora oggi, scrive il Washington Post, e questo mostra anche quanto poco siano cambiate le cose da allora.

Il compagno Mugabe, come gli piace essere chiamato, era in corsa per la rielezione quando trasformò [un provvedimento chiamato Public Order and Security Act] in legge, a gennaio, e il suo messaggio agli elettori non avrebbe potuto essere più chiaro: devi fartela andare bene e stai zitto, o qualcosa del genere. Gli zimbabwesi si allarmarono, ma non si sorpresero. Ufficialmente lo Zimbabwe rimane una democrazia parlamentare, ma in realtà Mugabe governa sul paese come un tiranno nel senso classico del termine: un autocrate che governa esclusivamente per la sua personale gratificazione, con disprezzo per il bene comune. Nonostante lui abbia continuato a indire le elezioni per mantenere una parvenza di legittimità internazionale, le sue strategie per vincere le elezioni si sono sempre basate sull’intimidazione e sul terrore. Nonostante la brutale campagna alle elezioni parlamentari del 2000, comunque, il [partito di opposizione, il Movimento per il Cambiamento Democratico, MCD] riuscì a conquistare 57 su 120 seggi in palio, facendo disperare Mugabe. L’elezione presidenziale si tenne a metà marzo e per la prima volta nella sua carriera politica lui si presentò come il candidato sfavorito, distante dal capo del MCD, Morgan Tsvangirai, ex leader sindacale, di un margine sostanziale. Sembrava che gli zimbabwesi ne avessero abbastanza del regime che aveva trasformato quello che una volta era uno dei paesi più prosperosi dell’Africa in un regime caotico e sanguinario, con una delle economia a più rapida contrazione della terra.

Nel gennaio 2013 la crisi economica dello Zimbabwe aveva raggiunto livelli altissimi: dopo aver pagato i salari dei funzionari governativi, era rimasto con soli 217 dollari nelle riserve statali. I guai economici dello Zimbabwe iniziarono ad aggravarsi all’inizio del decennio passato, quando Mugabe confiscò le aziende agricole del paese di proprietà dei cittadini bianchi. I risultati furono disastrosi: l’economia iniziò a sgretolarsi e l’iperinflazione rese il valore della moneta pressoché nullo. Nel 2002, quando Philip Gourevitch scrisse l’articolo per il New Yorker, la crisi era iniziata da poco: i segnali negativi per una profonda recessione erano già molto evidenti.

L’inflazione annuale è vicina al 115 per cento. Il paese è in bancarotta. L’esercito è impegnato in un intervento inutile nella guerra civile del Congo, al costo di decine di vite e di milioni di dollari circa al giorno. Il sistema sanitario praticamente non funziona, e con un quarto della popolazione malata di AIDS il business dei funerali è tra i pochi settori economici del paese in crescita. Quando Mugabe disse dello Zimbabwe lo scorso anno, “Questo è il mio territorio e ciò che è mio me lo tengo fino alla morte”, i suoi “sudditi” si sono chiesti se stava parlando della loro morte: la speranza di vita dei cittadini dello Zimbabwe è scesa di almeno quindici anni durante il mandato presidenziale di Mugabe, e ora si aggira attorno ai quarant’anni. Il 60 per cento dei cittadini dello Zimbabwe è disoccupato e quelli che hanno un lavoro guadagnano in media meno di quanto si guadagnava al momento dell’indipendenza del paese. Il resto della popolazione arranca con meno di un dollaro al giorno, che potrebbe essere anche sufficiente a comprare qualcosa se l’effetto rovinoso degli espropri delle aziende agricole – aggravato quest’anno dalla siccità regionale – non avesse creato gravi carenze produttive, facendo emergere la prospettiva di una carestia imminente in tutta la nazione.

Mugabe subì la prima sconfitta elettorale in un referendum del 2000: scatenò la sua milizia personale – veterani della guerra d’indipendenza come lui – che utilizzò la violenza e l’omicidio come una strategia elettorale. La stessa strategia fu riproposta otto anni più tardi, nel 2008, quando Mugabe perse il primo turno delle elezioni presidenziali. Alla violenza fisica seguì una grande campagna contro il partito d’opposizione di Tsvangirai, piena di retorica politica per lo più assurda, come l’accusa di appoggiare i bianchi penalizzando i neri.

Incapace di fare una campagna elettorale su quello che aveva fatto fino a quel momento, Mugabe ha cercato invece di partire da lì e usare lo spettro di un nemico comune per guadagnare consensi: quel nemico comune erano i bianchi. Non gli importava che il 97 per cento degli elettori del MCD era nero. Di fronte a questi “criteri umani”, lui disse al comitato centrale del ZANU-P.F. [il suo partito] nel luglio del 2000 che Tsvangirai rappresentava “il risorgere del potere bianco” e “il ritorno dell’ideologia di governo dei coloni bianchi”. Dal suo punto di vista la nuova opposizione rappresentava solo il vecchio nemico, la Rhodesia, la quinta colonna dell’imperialismo, sostenuta da Londra con l’aiuto di Washington. “Un cavallo di Troia controrivoluzionario inventato e appoggiato dalle forze arci-nemiche che ha schiavizzato e oppresso il nostro paese fino a ieri”. E alla sua prima manifestazione della campagna di quest’anno, Mugabe ha detto: “Noi siamo in guerra per difendere i nostri diritti e gli interessi della nostra popolazione. I britannici hanno deciso di portarci verso il MCD… Siamo andati in guerra; siamo andati in prigione; abbiamo sofferto per anni; ma non siamo spaventati dalla battaglia. Non scapperemo. Potete contare su di noi per combattere».

01 Aug 13:36

Snowden rivela XKeyscore, tool per spiare gli stranieri. NSA replica subito

by Francesco Lanza

Edward Snowden, ennesimo leak sull procedure e tool dell’NSA: questavolta si parla di XKeyscore, uno strumento che segue i navigatori in ogni loro mossa ed è specificamente rivolto a spiare gli stranieri oltreoceano.

Edward Snowden si rifà vivo dal proprio esilio usando il suo solito portavoce, il quotidiano britannico The Guardian. Anche questa volta ci sono delle rivelazioni sui mezzi e sulle procedure del controspionaggio americano, e sono sufficientemente imbarazzanti da aver indotto l’NSA a rispondere con una celerità davvero rimarchevole.

Snowden infatti ha sostenuto che l’Agenzia usa un tool chiamato XKeyscore per seguire chiunque sulla rete, almeno per quanto concerne quelle attività “in chiaro” che noi consideriamo normali e che già sospettiamo essere registrate alacremente dalle corporation e dai webmaster.

Essere seguiti dalla pubblicità, tuttavia, suona decisamente diverso dall’essere seguiti dalla polizia o peggio, dagli agenti dell’intelligence di una superpotenza.

Non serve neppure un mandato

Secondo Edward Snowden per usare XKeyscore non serve chiedere nulla a un giudice, solo riempire un questionario e accettarne i termini - molto vaghi - per ricevere un mandato che consente il monitoraggio delle attività di un individuo. L’intera procedura è priva di supervisione da parte di un tribunale e non è soggetta al controllo dello staff dell’NSA.

XKeyscore dovrebbe essere in grado di leggere le email, le chiavi di ricerca usate, numeri di telefono chiamati, sessioni chat, elementi dei rapporti intrattenuti tramite social media, menzione di termini specifici nei contenuti prodotti e condivisi sulla rete.

Tutto questo materiale è raccolto ed identificato a partire da un indirizzo email, ed il tool è specificamente mirato a cittadini stranieri, non agli americani, e specialmente a coloro che vivono dall’altra parte dell’Oceano.

La risposta dell’NSA

L’NSA non ha tardato a rispondere, evidentemente allarmata da un leak che sembra peggiorare di molto lo scandalo mediatico sollevato dall’apparente disinteresse dell’Agenzia nella salvaguardia della privacy degli individui.

“Le accuse che sembrano indicare un accesso incontrollato da parte degli analisti alla raccolta dati dell’NSA sono fasulle. […] L’accesso a XKEYSCORE e alle altre tool analitiche dell’NSA è limitato unicamente a quel personale che ne richiede l’accesso per svolgere i compiti assegnati dall’Agenzia. […] I nostri tool sono costantemente sorvegliati e il loro accesso è regolato da rigorosi meccanismi di autorizzazione strutturati a più livelli. Non è detto che ogni analista possa sfruttare ogni singola funzione di un dato tool, e nessun analista agisce libero da supervisione. Ogni ricerca compiuta da un analista dell’NSA è soggetta a un possibile esame [da parte del personale di controllo], per fare in modo che tali operazioni siano svolte regolarmente e all’interno dei limiti di legge”.

Non serve un analista del controspionaggio per leggere tra le righe che il leak di Snowden è accurato al 100% per quello che concerne le effettive capacità del XKeyscore, e che le dichiarazioni dell’Agenzia non sembrano molto rassicuranti, dato che implicano che poteri di controllo e prerogative dei singoli agenti siano conferiti e stabiliti internamente, anche perché la legge americana sembra poco chiara in merito alla faccenda, specie quando riguarda gli stranieri.

Via | Techcrunch

Snowden rivela XKeyscore, tool per spiare gli stranieri. NSA replica subito é stato pubblicato su Downloadblog.it alle 11:27 di giovedì 01 agosto 2013. Leggete le condizioni di utilizzo del feed.



01 Aug 12:50

Ceviche di pesce dalla cucina del Sud America

by Anna

ceviche pesce cucina sud america

Dalla cucina estera provengono i migliori suggerimenti per ricette originali. Il ceviche di pesce è una di queste. Si tratta di una sorta di insalata di pesce marinato, tipica dell’America del Sud ma anche dell’Ecuador, del Messico e dei Caraibi. Il pesce crudo viene messo a bagno in una marinatura a base di limone che in pratica lo “cuoce” e poi si condisce con pomodori, cipolla e spezie come peperoncino e coriandolo. Gli ingredienti fondamentali di qualsiasi ceviche sono il pesce , il succo di lime, il peperoncino e il sale ma, a seconda delle tradizioni del paese di riferimento, ne esistono tante versioni con ingredienti vari: dal pomodoro alle patate dolci.


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Ceviche di pesce dalla cucina del Sud America, pubblicato su Ginger & Tomato il 01/08/2013

© Anna per Ginger & Tomato, 2013. | Commenta! |
Tag: Cucina Americana, gamberetti, pesce marinato

01 Aug 12:47

Aberdeen, la capitale del petrolio

by ospite

Aberdeen è una città nel Nordest della Scozia sulla costa del Mare del Nord. La sua economia si basava sull’industria della pesca e sul tessile fino agli anni Settanta, quando la scoperta di grandi giacimenti petroliferi sottomarini l’ha trasformata in uno dei principali centri per l’estrazione del greggio. Un articolo dello Herald Tribune racconta che oggi ad Aberdeen grandi compagnie internazionali come l’americana Chevron mettono a punto le più innovative tecniche di perforazione sottomarine. Le sperimentazioni per l’estrazione del petrolio a grandi profondità vengono poi utilizzate per estrarre gas naturale e petrolio nel Golfo del Messico, in Angola,  in Australia, nella Repubblica del Congo e in molte altre parti del mondo.

Aberdeen è la terza città della Scozia, ha circa cinquecentomila abitanti se si comprendono anche le contee circostanti, ma la sua economia è la seconda più ricca dell’intera Gran Bretagna, superata soltanto da Londra. Il reddito medio dei suoi abitanti si aggira tra le le 32 mila e le 49 mila sterline. Il tasso di disoccupazione della città è la metà della media nazionale. Lo stipendio medio per un lavoratore dell’industria petrolifera è di 64 mila sterline, più del doppio della media britannica.

Aberdeen Aberdeen Aberdeen Aberdeen Aberdeen Aberdeen Aberdeen Aberdeen Aberdeen Aberdeen Aberdeen Aberdeen

Nonostante quattro decenni di fiorita economia del petrolio l’aspetto della città non sembra essersi modificato: lo Herald Tribune spiega che il buon tenore di vita conquistato dai suoi abitanti non sembra ostentato e i locali sul lungomare, centro della vita sociale cittadina, hanno mantenuto il loro aspetto di locande per pescatori. Aberdeen è la città meno religiosa della Scozia, il 43% dei cittadini si dichiara non praticante e diverse chiese della città sono state riconvertite in bar e ristoranti. Ma è certo cambiato l’aspetto del porto: alle barche delle imprese che si occupavano di pesca si sono sostituite le enormi navi delle compagnie petrolifere. L’amministrazione locale sta pensando di costruire un ulteriore molo supplementare.

Aberdeen era conosciuta fino alla metà del Ventesimo secolo come la “città di granito” o la “città d’argento” per l’aspetto scintillante dei suoi palazzi costruiti con il granito delle cave locali, ma oggi  è nota come la “capitale europea dell’energia”. La crescita economica non sembra interrompersi nonostante le riserve di petrolio del Mare del Nord si stiano gradualmente esaurendo. La città infatti, più che sullo sfruttamento del greggio, ha puntato sull’innovazione tecnologica. Le grandi compagnie americane e scandinave lavorano allo sviluppo dei progetti petroliferi sottomarini. Il progetto Rosebank, per esempio, al largo delle isole Shetland impegna la Chevron e i suoi partner in una commessa da 840 milioni di dollari: lo scopo è quello di costruire apparecchiature in grado di lavorare a 3600 metri di profondità mentre le navi per il monitoraggio del lavoro in superficie devono resistere a onde alte molte decine di metri. Gli uomini non possono lavorare sotto un chilometro di acqua per cui devono essere costruiti dei robot sottomarini. Un altro fattore che fa crescere i costi dello sviluppo di queste tecnologie è che lavorando a certe profondità la maggior parte delle attrezzature vanno disposte sul fondo del mare.

L’industria petrolifera mondiale si sta spostando in mare aperto, al largo delle coste del Brasile, degli Stati Uniti e dell’Africa, alla ricerca di acque più profonde e giacimenti ancora inesplorati. Per questa ragione le tecnologie sviluppate ad Aberdden sono essenziali, molto richieste e facilmente esportabili. Tutte le maggiori compagnie specializzate in tecnologie sottomarine come la Schlumberger, la più grande società di servizi petroliferi del mondo, la Cameron International e la Aker Solutions hanno una sede ad Aberdeen. Se le sue capacità di crescita come polo energetico sono ritenute limitate, perché le risorse di petrolio non sono infinite, quelle legate al capitale intellettuale e tecnologico sono ritenute un buon investimento.

01 Aug 11:11

Il pollo al limone con la ricetta cinese

by Roberta F.

Il pollo al limone con la ricetta cinese

Piatto tipico appartenente alla cucina cinese, apprezzato tanto quanto quello alle mandorle, il pollo al limone risulta altrettanto sfizioso da gustare tanto da essere particolarmente gettonato al ristorante cinese. Di una facilità estrema, tanto da poter essere preparato anche da chi non abbia particolare dimestichezza ai fornelli, il pollo alla cinese si realizza friggendo la carne tagliata a listarelle ed infarinata e condita poi con una salsa sfiziosa al limone.

Quest’ultima risulta particolarmente gustosa ed accattivante per via dello zucchero aggiunto che va a contrastare l’acidità del limone esaltandone il sapore. Ecco la ricetta cinese per preparare il pollo al limone in casa senza difficoltà.

Ingredienti

500 gr di petto di pollo
1 cipollotto
1 cucchiaio di zucchero
2 cucchiai di salsa di soia
succo di due limoni
farina qb
zenzero
olio di semi
prezzemolo

Preparazione

Tagliare la carne a tocchetti della stessa dimensione. Passarla nella farina e trasferire in padella a friggere bene su ogni lato con dell’olio di semi ben caldo. Adesso prelevarlo dalla padella e trasferirlo in un piatto. Nella padella precedente versare il cipollotto affettato. Aggiungere un filo di acqua e farlo completamente stufare. Unire quindi il succo dei limoni, aggiungere la salsa di soia, lo zenzero e lo zucchero e mescolare bene. Unire in padella anche il pollo cotto, farlo insaporire per 5 minuti circa. Servirlo con una spolverata di prezzemolo fresco tritato.

Foto |Irwandy Mazwir

Il pollo al limone con la ricetta cinese é stato pubblicato su gustoblog alle 10:30 di giovedì 01 agosto 2013. Leggete le condizioni di utilizzo del feed.



01 Aug 10:47

Milano detta le regola per Uber, il servizio di taxi privato più alla moda

by debora

Uber a Sidney
Uber è una compagnia, con sede a San Francisco, in California, che tramite un’app, collega i passeggeri con i conducenti di veicoli di lusso a noleggio. Solo via App, solo auto di lusso, Uber è presente nelle più importanti città del mondo, Roma e Milano comprese.

Vita dura per Uber in Italia, uno dei paesi dove la pratica del noleggio auto è tra le più regolamentate ed ingessate al mondo, basta pensare alle tante riforme e liberalizzazioni annunciate, e mai realizzate. Insomma, quando si parla di liberalizzazione dei taxi, è come quando si parla di finanziamento ai partiti, abolizione delle province, liberalizzazione delle farmacie o dei notai. Se ne parla.

Quindi, che i taxi non fossero contenti di Uber è comprensibile. Quindi nessuna sorpresa per le polemiche che sono seguite allo sbarco di questa start-up americana in Italia. Ora Milano cerca di far chiarezza, con un nuovo regolamento che si applica ai servizi forniti da Uber.

Tre i punti principali delle nuove regole dettate a Milano: 1- le prenotazioni devono arrivare direttamente alla sede o alla rimessa dell’azienda; 2- il costo della corsa deve essere certo, non più una stima; 3 - le auto in attesa di un cliente devono aspettare in rimessa, e non possono più andare in giro.

Delle tre nuove regole, è la terza quella che sembra creerà più problemi ad Uber. Il rischio è quello di un aumento dei costi e dei tempi di attesa per i clienti, a meno che Uber non si doti di una serie di rimesse posizionate strategicamente in città.

Come funziona Uber? Il racconto di chi l’ha provato

In questo ultimo periodo ho fatto una accurata ricerca, prendendo alternativamente i taxi di Milano ed usando il servizio Uber. Il risultato: vince Uber alla stragrande. Comodo, pratico, ma soprattutto un servizio completo a tutela dell’interesse del cliente. Scaricata l’app ed inseriti i propri dati personali, inclusa la carta di credito, il gioco è fatto.

Da quel momento ci possiamo sentire tutti un po’ più vip. Si chiama l’autista che ci viene a prendere e ci porta elegantemente in giro per la città con un costo che talvolta è inferiore a quello del taxi, garantendo, attraverso una mail di fatturazione, la trasparenza del tragitto, del costo e della tariffa.

L’app ci impone anche di esprimere un parere sull’autista che ci ha accompagnato nel nostro percorso.Il tassametro parte dal momento… il racconto di Tisci.

Foto Lachlan Hardy.

Milano detta le regola per Uber, il servizio di taxi privato più alla moda é stato pubblicato su Travelblog.it alle 08:26 di giovedì 01 agosto 2013. Leggete le condizioni di utilizzo del feed.



01 Aug 10:46

Non si può smettere di preoccuparsi per il global warming

by EcoAlfabeta

Gli economisti non perdono mai l’occasione di dare spazio ai negazionisti del clima; secondo indiscrezioni raccolte dall’ Economist, il nuovo rapporto IPCC in uscita nel prossimo mese di settembre conterrebbe una stima al ribasso della sensibilità climatica, per cui (sempre secondo gli economisti) il pianeta potrebbe riscaldarsi più lentamente.

Secondo diversi climatologi, questa affermazione (i) non è vera, (ii) se fosse vera sposterebbe in là il problema del riscaldamento solo di 10-20 anni  e (iii) non sarebbe una scusa per non fare nulla, ma ci farebbe guadagnare un po’ di tempo per ridurre le emissioni.

Ma andiamo in ordine: la sensibilità climatica è definita come l’aumento di temperatura media globale (effetto), determinata da un raddoppio della CO2 equivalente in atmosfera (causa). La sua stima non è semplice, perché dipende da molti fattori e anelli di feedback, compresa la stessa temperatura (1).

Le stime attuali dell’IPCC danno un valore compreso tra 2 e 4,5 °C, con un valore più probabile di 3 °C. Secondo le talpe dell’ Economist, l’IPCC fornirà un intervallo tra 1,5 e 4,5 °C, senza valore più probabile. Questo non cambia affatto le cose, visto che è il limite superiore che ci deve preoccupare, non quello inferiore (2).

Inoltre, anche i climatologi più propensi a pensare che la sensibilità del clima sia più bassa, non ritengono che il pianeta non si stia scaldando, ma che impiegherebbe solo uno o due decenni in più per arrivare ad un dato livello di riscaldamento. Lungi dal rappresentare una scusa per non agire, ci farebbe guadagnare un po’ di tempo per ridurre le emissioni.

Nell’immagine il più grande termometro del mondo (tarato in gradi Farehneit ) nella cittadina di Baker, California.

(1) In un mondo più caldo gli oceani smettono di essere assorbitori di CO2 per diventare degli emettitori netti. In un anello di feedback, la tradizionale distinzione tra causa ed effetto non ha più senso.

(2) Molti modelli climatici non tengono conto dei possibili effetti catastrofici del rilascio del metano intrappolato nel permafrost. Viceversa è bene ricordare che gli aerosol che riducono il forcing radiativo sono dovuti all’inquinamento industriale ed hanno vita breve in atmosfera, perchè poi si depositano a terra. Una riduzione dell’inquinamento o una decrescita della produzione industriale avrà quindi l’effetto di accelerare il GW

 

Non si può smettere di preoccuparsi per il global warming é stato pubblicato su Ecoblog.it alle 09:00 di giovedì 01 agosto 2013. Leggete le condizioni di utilizzo del feed.



01 Aug 08:24

Una llamada a 190 kilómetros por hora

by Mónica Ceberio Belaza

Una semana después de que el accidente de tren más grave sucedido en España en los últimos 40 años acabara con la vida de 79 personas que viajaban de Ourense a Santiago de Compostela, algunas de las incógnitas del siniestro empiezan a despejarse. EL PAÍS reconstruye los puntos clave de la tragedia con la información disponible hasta el momento.

Salida de Ourense. 20.00 del miércoles 24 de julio

El tren Alvia S-730 que hace el trayecto Madrid-Ferrol sale de la estación de Chamartín a las tres de la tarde. El convoy lleva ocupadas 218 de sus 262 plazas, según las cifras de Renfe. En torno a las 20.00, la hora prevista, hace su parada en Ourense. En esa estación hay un cambio de conductor y Francisco José Garzón Amo, de 52 años, de familia ferroviaria de Monforte de Lemos, toma el mando del tren, conducido hasta entonces por Javier Illanes Álvarez. Si todo va bien, llegará a Ferrol a las 22.36. Recorre tres veces por semana el trayecto desde el año pasado y lo conoce bien. La primera parada que se va a encontrar es Santiago de Compostela, donde llegará en apenas 42 minutos. Son 87 kilómetros con 31 túneles y 38 viaductos.

A 200 kilómetros por hora hasta Santiago bajo el control del sistema ASFA

El Alvia sale de Ourense a 100 kilómetros por hora. Tres kilómetros después alcanza los 200, velocidad de crucero que mantendrá hasta poco antes de llegar a Santiago. El tren está controlado bajo el sistema de seguridad ASFA, que no avisa ni frena de forma automática cuando el conductor sobrepasa los límites de velocidad de cada tramo a no ser que se superen los 200 kilómetros por hora. Cuando se circula a menos de 200, todo depende del maquinista. Es él quien acelera o reduce la velocidad. En torno al kilómetro 77, una señal lateral avisa de que se está aproximando a la bifurcación de A Grandeira (situada en el kilómetro 85). Junto a la hoja de ruta que el conductor maneja en papel, y su cuadro de velocidades máximas, es la indicación de que se está acercando a Santiago. Garzón, además, lleva descargado en el iPad su libro de órdenes, como hace siempre.

Sucesión de túneles… y una llamada telefónica

A unos 10 kilómetros del punto del accidente, tres túneles de unos 700 metros cada uno desembocan en un largo viaducto. El tren pasa después por un nuevo túnel, el de Marrozos, que finaliza en otro largo viaducto (O Eixo) que a su vez acaba en el llamado túnel de Santiago. Cuando Garzón sale de este último, se topa de bruces con la curva del accidente. Está a menos de 400 metros. En ese momento se da cuenta de que debió empezar a frenar unos 3,5 kilómetros antes, pero ya no hay tiempo. La hoja de ruta dice que en el kilómetro 84,2 el tren tiene que circular como máximo a 80 kilómetros por hora. Él sigue a 192 y está a punto de llegar a una curva peligrosa en el kilómetro 84,3.

Un móvil corporativo

El revisor del tren, Antonio Martín Marugán, llama a Garzón dos minutos antes del accidente, según fuentes de la investigación. Lo hace a través del teléfono corporativo. Le pide que, cuando entre en la estación de Pontedeume (A Coruña), lo haga por la vía más próxima a la estación para facilitar la salida de una familia de viajeros con hijos. Martín Marugán viaja en el vagón 3, asiento 2B, acompañado del vigilante de seguridad de Prosegur. Conoce a Garzón desde hace tiempo. Hace la llamada a pesar de que el uso de teléfonos móviles está prohibido para el maquinista para evitar distracciones fatales —los corporativos solo pueden utilizarse en casos de emergencia—. La estación de Pontedeume, sobre la que versaba la petición del interventor, estaba aún a más de una hora y media de Santiago. Es la parada anterior a Ferrol, y la llegada del Alvia no está prevista hasta las 22.15.

79 muertos en el accidente ferroviario más grave ocurrido en 40 años

Cuando Garzón se da cuenta de que tiene que frenar de inmediato, activa todos los frenos que están a su alcance, pero ya es demasiado tarde. “En la curva ya veo que no la paso, veo que no la paso”, admite después. Coge la curva a 153 kilómetros por hora y el tren descarrila. Todos los vagones quedan volcados sobre las vías. Uno de ellos queda elevado por encima de un talud de cinco metros de altura. Dos comienzan a arder.

“Somos humanos, somos humanos” 

Tras el accidente, Garzón llama al servicio de incidencias de Renfe para explicar lo que ha sucedido. Aún no conoce la magnitud de la tragedia y sigue en la cabina del convoy. A través de la radio con la que se comunica con la estación, hace un relato de lo que acaba de suceder. Dice que le duelen la espalda y las costillas y que no puede salir. “¡Somos humanos! ¡Somos humanos!”, repite. “Espero que no haya muertos porque caerán sobre mi conciencia”. Reconoce que iba muy rápido: “Tenía que ir a 80 y voy a 190 kilómetros por hora”.

Garzón y su primera conversación con la policía

La Brigada Judicial de A Coruña instala un puesto de mando para coordinar los servicios. El comisario jefe habla con Garzón, al que se encuentra con la cara ensangrentada ya fuera del tren. “Estoy herido leve. Pero yo no soy lo importante, lo importante son los pasajeros”, dice el maquinista. “La he jodido”. Repite que circulaba a 190 kilómetros por hora. Aún desconoce que hay muertos y la magnitud de la tragedia. Más tarde, aún en el lugar del siniestro, y cuando empieza a ver el número de fallecidos que salen de los vagones, se queja de la curva. “Esto ya lo tengo yo denunciado. No se puede circular por esta vía a esta velocidad sin un protocolo”, lamenta. “Si pillo al de seguridad, lo mato (...) no quiero ver esto”. “¡Cuánta gente muerta! ¿Por qué no habré muerto yo?”, se pregunta. Poco después es trasladado al Hospital Clínico con tres costillas rotas, un neumotórax y una brecha en la cabeza. Ocupa la habitación 301 del mismo centro donde reciben asistencia decenas de heridos del accidente de tren.

Bomberos, servicios de emergencia

Ambulancias, coches y taxis particulares trasladan heridos al Hospital Clínico, a unos tres kilómetros del siniestro. Los médicos van informando personalmente de la situación de los heridos a los familiares o dan el pésame a los allegados de los fallecidos. Se piden donaciones de sangre. Los bomberos y la policía colaboran en las labores de rescate. Muchos pasajeros han quedado atrapados entre los amasijos de hierro de los destrozados vagones. Los vecinos de Angrois se vuelcan en ayudar a los accidentados. El número de muertos va aumentando a lo largo de la noche: 4, 10, 18... hasta 78 que finalmente se convierten en 79 cuando días después fallece uno de los heridos graves.

Domingo 28 de julio. Garzón, imputado

“Está detenido por la policía porque qué existen indicios racionales para creer que pueda tener una responsabilidad eventual en lo sucedido”, declara el ministro del Interior, Jorge Fernández Díaz, en Santiago, sobre el maquinista Garzón. El domingo es dado de alta en el hospital y conducido a comisaría escoltado. “Se le imputa”, añade el ministro, “un presunto delito de homicidio por imprudencia”. El conductor se niega a declarar ante la policía.

Diligencias judiciales

Durante 50 minutos, Garzón declara ante el titular del Juzgado de Instrucción número 3 de Santiago, Luis Aláez, y el fiscal Antonio Roma. Reconoce que tomó la curva a una velocidad excesiva, pero no da ninguna explicación sobre las razones del despiste. Responde a todas las preguntas, pero solo habla de que cometió un error para el que no encuentra explicación. Repite que no sabe qué pasó ni por qué se despistó. “No ví, no estoy tan loco como para no frenar”, dice, visiblemente abatido por lo sucedido. “La lacra que me va a acarrear para toda la vida es tremenda”.

Lunes 29 de julio. Funeral de las víctimas

Decenas de personas se concentran el lunes en la catedral de Santiago de Compostela para rendir homenaje a las víctimas del accidente. Acude a la capital gallega una larga lista de autoridades: los Príncipes de Asturias; el presidente del Gobierno, Mariano Rajoy; los ministros Jorge Fernández-Díaz (Interior), Ana Pastor (Fomento) y Alberto Ruiz-Gallardón (Justicia); el presidente de la Xunta, Alberto Núñez-Feijóo; el alcalde de Santiago, Ángel Currás; el líder de la oposición, Alfredo Pérez Rubalcaba... Cientos de personas siguen el funeral por una pantalla en la plaza de A Quintana.

Martes 30 de julio. Se abren las cajas negras 

El martes, una información nueva procedente de las dos cajas negras del tren siniestrado arroja más luz sobre lo sucedido. Se conoce, finalmente, que alguien habló por teléfono con Garzón minutos antes del accidente. Hasta ese momento, el conductor no había hecho ninguna referencia a esa conversación telefónica. El juez le había preguntado si durante el trayecto había mantenido alguna comunicación con “la torre de control”, a lo que él respondió que no. Tampoco habló ante el magistrado de ninguna otra llamada. Algunos de los compañeros maquinistas de Garzón le preguntan por ello más tarde, tras conocerse la información de las cajas negras, pero él simplemente responde que “no quiere involucrar a nadie”.

Miércoles 31 de julio. El revisor era el que hablaba con el maquinista

Sale a la luz que quien llamó a Garzón, y apenas dos minutos antes del accidente, fue el revisor del tren, Antonio Martín Marugán, para pedirle que, al llegar a Pontedeume, parara en una vía concreta para facilitar la bajada de una familia con hijos. Le telefoneó a través del móvil corporativo y la llamada concluyó segundos antes del accidente. No solo Garzón había omitido esta información. El propio Martín Marugán, que ayer reconoció a EL PAÍS que fue el autor de la llamada, no la mencionó cuando declaró ante la policía como testigo del accidente.

01 Aug 08:22

National archives: Margaret Thatcher wanted to crush power of trade unions

by Alan Travis

Downing Street archives reveal Thatcher thought Norman Tebbit's stance on union reform too timid

"We had to fight the enemy without in the Falklands. We always have to be aware of the enemy within, which is much more difficult to fight and more dangerous to liberty," Margaret Thatcher speech to the backbench 1922 committee, July 1984.

The Cabinet papers published under the 30-year rule lay bare the scale of Margaret Thatcher's long-held ambitions to crush the power of Britain's trade unions even before she had won her historic 144-seat majority landslide victory.

The Downing Street papers from 1983 show she told Ferdinand Mount, then head of her policy unit, that she agreed that Norman Tebbit's gradualist approach to trade union reform was too timid and that they should "neglect no opportunity to erode trade union membership".

Thatcher told Mount to put the policy work in hand but to keep his trade union reform paper, in which he referred to the unions as "a politicised mafia", wholly confidential. "We must neglect no opportunity to erode trade union membership wherever this corresponds to the wishes of the workforce. We must see to it our new legal structure discourages trade union membership of the new industries," wrote Mount.

He said that by the end of the century they also hoped to see "a trade union movement whose exclusive relationship with the Labour party is reduced out of all recognition. Again, it is absurd and unjust that millions of Conservatives, Liberals and Social Democrats should be supporting the Labour party directly or indirectly. This relationship fossilises the Labour party and stultifies the whole political dialogue."

Although the prime minister responded by saying she agreed with Mount, his demand to ensure that trade union members had to opt in, rather than opt out of the political levy – as now being contemplated by the Labour leader, Ed Miliband – was regarded as a step too far at that time by Thatcher and Tebbit because it revived the argument about the financing of political parties. The Tories feared it could also lead to a quid pro quo ban on company donations.

They were not alone in their determination to take on the unions. As early as January 1983, Nigel Lawson – who had already spent two years as energy secretary building up coal stocks in preparation for the expected showdown with the miners – was telling Thatcher: "If Scargill succeeds in bringing about such a strike, we must do everything in our power to defeat him, including ensuring that the strike results in widespread closures."

In March, Thatcher's press secretary, Bernard Ingham, also urged her to take on the miners, telling her: "Events have not, however, challenged the post-war impression of their invincibility, for we have yet to beat a national stoppage … In my view the last thing we should do today is lend credibility to Scargill."

The cabinet papers released by the National Archives on Thursday show that the preparations – including a debate among Whitehall officials over whether troops should be used during the miners' strike – were well under way. Lawson also argued for a rapid acceleration in the pace of the pit closures secretly scheduled for 1983/84, demanding that 34 pits, including a dozen in Yorkshire and the Midlands, should be listed, rather than the 20 that eventually sparked the start of the strike in March 1984.

The papers show that detailed discussions on withstanding a coal strike went on in a secret committee of Whitehall officials known as Misc 57 throughout 1983. A good deal of work had already been done in 1982, when it was decided that it was not practicable to use servicemen to move coal by rail.

By that October, in a "secret and personal" note to Thatcher, Peter Gregson, the Cabinet Office deputy secretary, was telling her that using the army to move coal by road would be a formidable undertaking: "4-5,000 lorry movements a day for 20 weeks … the law and order problems of coping with pickets would be enormous … a major risk would be the power station workers would refuse to handle coal brought in by servicemen this way".

Misc  57 had thought there might be a limited role for the troops in delivering ancillary materials, such as lighting-up oil, under close supervision.

But Thatcher was careful not to close the door on the use of the army to move coal from the working pits to the power stations, and ordered further work to be done. In the following May, the issue was reopened when the Cabinet Office derided such uses of the army as "spectacular gestures which are likely in practice to worsen the situation".

Brigadier Tony Budd, secretary of the civil contingencies unit in the Cabinet Office, took exception, pointing out that this had not been the case when the army was used for "firefighting, providing an emergency ambulance service, refuse collection and even providing emergency car parking in London", despite some union "huffing and puffing".

In the event it was the paramilitary use of the police in pitched battles with mass pickets, rather than the army, that was to lead to some of the bitterest scenes in the miners' strike.

But the ultimately successful strategy was spelled out by Lawson to his cabinet colleagues in late 1982: to do everything to undermine the miners' will to continue a lengthy strike by demonstrating that its effects were limited. The preparations particularly focused on ensuring that electricity supplies were not interrupted for a considerable period of time.


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31 Jul 10:49

Quick look at the 2014 IKEA catalog: I am loving it!

by Jules Yap
It's a crazy morning, with an airport run later in the day, yet I couldn't resist checking out the new 2014 IKEA catalog when I received an email from IKEA this morning which announced "The new 2014 IKEA catalog is here". Brewed a huge mug of coffee and quickly downloaded the online version.

At first look, I love it! It feels different from last year's - a little more cheerful, the new products seem to catch my eye and leave me a little breathless. Yes, it passes my first 2 seconds gut test. Well done, IKEA! 


The catalog is divided into sections:
  • Introduction to their new catalog
  • Ideas for relaxing, business, organizing, children, eating, kitchen, sleeping, bathroom
  • Styles families - material and colours that work well together, such as black and white themes, rustic, neutral and more.
  • Products - product information in greater detail
  • Shopping at IKEA - how to make the most of your shopping experience at IKEA, including mention of the new IKEA mobile app
Style family pages help you see groupings of furniture, texture and materials that may work well together. An inspiration board of sorts.


Now onto what captures my attention. The new Stockholm range, hands down. Like this Stockholm flatwoven rug, which made me regret not waiting for this new baby (and buying this just weeks ago. Buyer's remorse sank in after seeing this.)
 


The new catalog also feeds my current yellow fever, with bursts of the happy color all over - from chairs to a little bird in a cage. (KLADSAM mobile)


The Stockholm chairs, now swivel. And don't you just love the chandelier?




Besides the Stockholm, what else?
Well, this FRIHETEN corner sofa bed is a great idea. Compact but opens up to much more. I am not crazy about the fuchsia though.


KNAPPER floor mirror with space for hangers. I can foresee this being useful in many bedrooms and bathrooms. 


A mini IKEA for your child to play house or upgrade Barbie and Ken's home.
  

And of course, it's always heart warming to see IKEA do some hacking themselves. IVAR frames with fabric makes a nice screen.


And oh my deer, now that the "owl" crazy is over ... could this be next?


That's all I can manage from my first hour checking out the 328 page tome. Let me know what you think of the 2014 IKEA catalog. Download the online version here.


19 Jul 08:11

Il trailer del documentario su “Calvin & Hobbes”

by Giulia Balducci

È online il trailer di “Dear Mr. Watterson”, un documentario su “Calvin & Hobbes”, il celebre fumetto di Bill Watterson con il bambino e la tigre di pezza.
Il documentario, racconta Slate, ha una storia complicata: il regista, Joel Allen Schroeder, ha cominciato a lavorarci nel 2007 e nel 2009 ha proposto il progetto su Kickstarter, raccogliendo molti più dollari di quanto aveva posto come obiettivo.
Il film poi è stato selezionato da un distributore e uscirà al cinema il prossimo inverno.

Il documentario non cerca il contatto con Watterson, che è estremamente riservato e si mostra pochissimo in pubblico da quando uscì l’ultima striscia di Calvin & Hobbes, il 24 dicembre 1995. Nel film, invece, il lavoro di Watterson viene descritto e commentato da fan e grandi autori di altri fumetti, tra cui Berkeley Breathed (autore di “Bloom County”), Bill Amend (“Foxtrot”), e Stephan Pastis (“Pearls before Swine”).
“Dear Mr. Watterson” uscirà il 19 dicembre negli Stati Uniti.

19 Jul 07:34

Detroit è fallita

by em

Rick Snyder è il governatore del Michigan (Stati Uniti), è un repubblicano di 54 anni ed è alla guida dello stato, alquanto disastrato dalla crisi economica, dal 2011. Giovedì 18 luglio ha caricato un video sul sito ufficiale del governatore, annunciando in modo chiaro e netto che: “Detroit è al verde”. Dopo anni molto difficili a causa della crisi economica, che ha colpito duramente la sua industria dell’auto, gli amministratori della città hanno deciso di dichiarare fallimento e di chiedere quindi aiuto al governo federale per rimettere in sesto i propri conti. Detroit è la città principale del Michigan e la 18esima per grandezza negli Stati Uniti, per questo il suo fallimento è visto con preoccupazione dagli analisti, che prevedono molti altri anni di difficoltà economiche per l’amministrazione locale e per i suoi cittadini.

Il Wall Street Journal, e molti altri giornali statunitensi, parlano del più grande fallimento di una città nella storia degli Stati Uniti. Detroit ha un passivo di 18 miliardi di dollari e saranno necessari molti mesi per ristrutturare il suo debito. Il piano prevede la vendita di diverse proprietà cittadine e il taglio di bonus per i suoi lavoratori e pensionati, compreso un taglio alle 20mila pensioni dei dipendenti comunali.

La Casa Bianca ha fatto intendere che per ora non è previsto l’invio di denaro dal livello federale per ripianare i debiti di Detroit. Indirettamente, la città aveva già beneficiato in passato degli aiuti federali, quando la prima amministrazione di Barack Obama aveva stanziato fondi per 80 miliardi di dollari per salvare General Motors e Chrysler dal fallimento. Entrambe le società hanno diversi stabilimenti nell’area di Detroit per la costruzione dei loro veicoli.

Da quasi cinque anni, Detroit sta vivendo una crisi con pochi precedenti per una città di queste dimensioni. La sua popolazione ora è di 700mila persone, negli anni Cinquanta grazie alla massiccia presenza di industrie era di 2 milioni di persone. Dal 2000 al 2012, la popolazione è diminuita di un quarto. La crisi immobiliare e quella dell’auto degli ultimi anni hanno spinto decine di migliaia di persone a trasferirsi, gli introiti derivanti dalle tasse sono diminuiti e la città ha dovuto attivare prestiti ed emettere titoli per avere denaro da spendere.

Vivere a Detroit in questo periodo, del resto, non è per nulla semplice. Il livello di disoccupazione è triplicato in pochi anni ed è circa il doppio rispetto alla media nazionale del 7,6 per cento. Stando ai dati dell’ultimo censimento eseguito negli Stati Uniti, un abitante su tre di Detroit ha vissuto sotto la soglia di povertà tra il 2007 e il 2011. Il tasso di criminalità è tra i più alti degli Stati Uniti e la polizia, con scarse risorse, è poco efficiente: in media passano 58 minuti dal momento in cui viene chiamato il numero delle emergenze a quando una pattuglia arriva sul posto. Nel resto degli Stati Uniti la media è di 11 minuti. Le indagini sui crimini sono risolte solo nell’8,7 per cento dei casi, contro una media nello stato del Michigan del 30,5 per cento.

La decisione di dichiarare fallimento in tribunale è stata presa in seguito all’impossibilità di risolvere le trattative con i proprietari dei titoli emessi dalla città, che non sono stati disponibili a soluzioni alternative per ristrutturare il debito al di fuori del tribunale. Il dirigente comunale incaricato di gestire l’emergenza lo ha riferito al governatore Snyder, che ha assunto la decisione finale. Di recente la città aveva già mancato il pagamento di 40 milioni di dollari per finanziare il proprio sistema pensionistico.

19 Jul 07:31

The Spirit of '45: recensione in anteprima del documentario di Ken Loach

by Gabriele Capolino

Ken Loach con il documentario The Spirit of ‘45 ci invita a tornare allo spirito con cui il Partito Laburista riportò in piedi l’Inghilterra dopo il secondo conflitto mondiale. Un documentario che non è una lezione di Storia, ma di filosofia politica: Loach è sempre vicino alla gente, e lo dimostra ancora una volta. In uscita in Italia, Francia, Germania e Spagna il 12 settembre grazie al progetto Speed Bunch di Wild Bunch.


La Seconda Guerra Mondiale è finita: la gente esce per le strade di Londra, si rovescia su Piccadilly Circus ballando, abbracciandosi ed esultando. Inizia con queste immagini di repertorio The Spirit of ‘45, ma subito dopo pone una domanda che all’epoca ha fatto tremare tanto quanto lo scoppio del conflitto mondiale: e adesso?

Ken Loach riparte dagli anni 30 per raccontare lo sviluppo e i cambiamenti della sua patria. Riparte da un decennio buio, in cui l’Inghilterra era una potenza che aveva colonie ovunque, ma soffriva di una clamorosa disoccupazione di massa interna e di una povertà che costringeva migliaia di persone a vivere in bassifondi sporchi e investiti dai parassiti, come quelli di Liverpool.

Il regista ragiona sulle conseguenze dei 6 anni di guerra nel paese: 6 anni che seguirono a quel decennio buio, e che aveva costretto l’economia del paese in ginocchio. Proprio da questo stato di crisi totale l’Inghilterra trovò la forza di rialzarsi e ripartire alla grande, grazie soprattutto alle prime elezioni post-conflitto che segnavano un’entrata “a sorpresa” nella mappatura politica del paese: il Partito Laburista di stampo socialista.

Il Partito Laburista è quello che si contrappose al conservatore Churchill, all’epoca rispettato e amato da tutto il popolo, poi mano a mano sempre più fischiato durante la campagna elettorale nelle piazze. Il Partito Laburista puntava, basandosi sul Rapporto Beveridge di appena tre anni prima, a creare un’Inghilterra in cui i beni economici, politici, sanitari e culturali fossero accessibili a tutti.


Loach - che oggi voterebbe quel Partito Laburista, e non quello che è diventato oggi - ripercorre le tappe che portarono dalla “schiacciante vittoria dei laburisti” (come titolavano i giornali dell’epoca) alla ricostruzione di Londra e di tutta l’Inghilterra. Partendo dalla situazione economica più terribile da immaginare, l’Inghilterra iniziò pian pian una pratica di nazionalizzazione che annullava la distanza tra Stato e cittadino, puntando a non offrire più la possibilità ai privati di arricchirsi alle spalle di lavoratori sottopagati e sempre in pericolo di vita.

Il Partito Laburista introdusse per primo il servizio sanitario nazionale (il National Health Service) grazie al ministro Aneurin Bevan, che impediva così il profitto del medico sul paziente. Passò poi alla rete ferroviaria con la British Railways, nazionalizzò le miniere, l’elettricità, il gas e via dicendo. In cinque anni l’Inghilterra era rinata, c’erano New Town e nuovi quartieri strutturati in modo ragionato, e nuove case popolari per persone che una casa non l’avevano mai avuta prima.

Un governo senza paragoni nella Storia, secondo i testimoni e secondo Loach. Prima che nel 1979 arrivasse Margaret Thatcher con la sua politica conservatrice e liberista. Che non è per forza di cose mai stata simpatica a Loach, ovviamente: il regista non fa nulla per nascondere le sue idee neanche con questo suo nuovo lavoro…

Un regista con un punto di vista: accidenti! The Spirit of ‘45 si porta dietro alcuni tarli pesanti come macigni che lo rendono inutile agli occhi di molti: il fatto che Loach è da sempre rappresentato come il “rosso”, sempre schierato (non lo ha mai nascosto), quasi un regista “di partito” (e qui invece i detrattori sbagliano, e di grosso). Quindi, la sua visione del mondo - e della Storia - è distorta.


Non staremo qui a prendere le difese di Loach: sono anni che si discute sull’utilità dei suoi film, sia di fiction che documentari. The Story of ‘45 è, come si dice in inglese, one-sided, parziale. Non piace alla Destra perché Loach la attacca direttamente, non piace alla Sinistra perché non esiste più una Sinistra che crede in quel socialismo, e che quindi non perde occasione per attaccare il regista: si pensi all’articolo sul Guardian che, non senza ragione, strillava che il punto di vista del film è rappresentato solo dai bianchi.

Però chi attacca Loach per non essere imparziale forse non coglie l’operazione di fondo del film: che è quella di ridare la voce alle persone, e riportare la working class al centro della Storia. Che è poi tutto il fine del cinema del regista. Loach intervista medici, infermieri, minatori, operai, persone che hanno vissuto tutti i cambiamenti del paese dai terribili ‘30 fino a oggi.

Certo, poi ci sono gli attivisti politici o gli economisti: ma il cuore pulsante del film è la gente che, dopo essere tornata dalla Guerra, pensava che nulla era impossibile dopo aver sconfitto il nazi-fascismo. Alcuni racconti degli intervistati, soprattutto nel segmento che riguarda la sanità, sono “di pancia”, e quindi dalla facile presa emotiva. Ma sono cose su cui si passa sopra conoscendo la passione del regista, che sta sempre vicino a quelle persone e non le sfrutta mai.

Raccontato tutto in bianco e nero, per mantenere un’omogeneità tra il ricchissimo materiale di repertorio e le interviste dirette, The Story of ‘45 non è una lezione di Storia, ci mancherebbe altro. È semmai una “lezione” di filosofia politica: e in questo il documentario sta avendo un bel successo a livello pratico. The Spirit of ‘45 sta infatti girando in questi giorni per le sale inglesi, ed ha scatenato un salutare dibattito. E, nonostante alcune critiche, il pubblico sembra aver nuovamente capito il punto di vista di “Ken il rosso”: che vuole “semplicemente” che la società sia più equa, giusta, sana. Umana.

Voto di Gabriele: 7

The Spirit of ‘45 (Gran Bretagna 2013, documentario 94′) di Ken Loach. Uscita in sala il 12 settembre 2013.

The Spirit of '45: recensione in anteprima del documentario di Ken Loach é stato pubblicato su Cineblog.it alle 09:00 di venerdì 19 luglio 2013. Leggete le condizioni di utilizzo del feed.



18 Jul 13:44

Televisor: Scopri le Serie TV che potrebbero piacerti

by Desiree Catani

Televisor

Quante serie televisive state seguendo in questo momento? Probabilmente molte, ma la vostra fame di telefilm sembra non saziarsi mai ed oggi vogliamo consigliarvi un metodo per macinare quantità infinite di serie tv.

Vi ricordate l’utile servizio What Should I Watch Now che vi consigliammo qualche mese fa? Il sito web non faceva altro che suggerirvi dei film in base ai vostri gusti: si partiva da un titolo di un lungometraggio per poi ottenere film dello stesso genere.
(...)
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Televisor: Scopri le Serie TV che potrebbero piacerti, pubblicato su Geekissimo il 18/07/2013


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18 Jul 11:32

Il sistema Ligresti

Airola in Senato: "Ligresti, il sistema-famiglia in gabbia"
(03:28)
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Intervento del cittadino Alberto Airola in Senato

"La storia giudiziaria della famiglia Ligresti è iniziata 20 anni fa con l'arresto di Salvatore Ligresti per corruzione. Il patron ovviamente perse la presidenza del gruppo per "mancanza di requisiti di onorabilità" ma rientrò come "presidente onorario"... Indagini su grandi appalti, accuse di falsificazioni di voci di bilancio, una gestione criminosa di holding, fusioni societarie e speculazioni finanziarie. Ieri mattina li hanno arrestati tutti: padre, tre figli e amministratori delegati di Fonsai. L'accusa di reato è di falso in bilancio aggravato e false comunicazioni di mercato. Sulla scia dei fatti milanesi dell'anno scorso riguardanti la Premafin è partita l'indagine su Fonsai dalle denunce di piccoli azionisti. Il problema principale è questo: c'è un sistema "famiglia" che grazie alla complicità e al coinvolgimento di banche e politici, di finanza e della "cecità" dei controllori Isvap e Consob, riesce a distrarre centinaia e centinaia di milioni, facendo fallire le società che amministra (2 miliardi di perdite ma sempre con buone uscite milionarie per gli amministratori). Anche nell'ultimo tentativo di salvataggio voluto da Mediobanca , tramite una fusione tra "grandi debitori", Fonsai e Unipol, ci hanno rimesso i risparmiatori, gli azionisti che nel 2011 e nel 2012 non hanno ricevuto dividendi , hanno visto perdere il 90% del valore azionario e hanno dovuto subire un’ulteriore esborso per una ricapitalizzazione; senza contare i lavoratori licenziati, quelli che rischiano il posto e ovviamente i gruppi assicurativi che in passato erano considerati grandi eccellenze italiane di contro per la famiglia Ligresti ci sono stati 77 milioni di buonuscita. Molte società intestate alla famiglia sono coinvolte nei lavori dell’Expo 2015. Pretendiamo un rigoroso controllo e la dovuta trasparenza. Chissà perché, noi non ci fidiamo. I cittadini chiedono giustizia per il danno economico e morale. Qualcuno in borsa ha commentato che è più difficile perdere soldi nelle assicurazioni che farne eppure i Ligresti ci sono riusciti. Dirò di più: Alberto Nagel, il direttore di Mediobanca interrogato dagli inquirenti ha detto che Don Salvatore aveva minacciato di suicidarsi se la banca non avesse tenuto fede alle promesse da lui pretese. Sarebbe stato bello se anche in altre casi le banche avessero avuto tale attenzione per tutti i cittadini, forse in questo modo di imprenditori e di lavoratori se ne sarebbero suicidati molti meno." Alberto Airola, M5S Senato

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18 Jul 09:14

Microsoft, il Kinect permette di interpretare la lingua dei segni

by @Bugeisha (Martina Oliva)

Microsoft, il Kinect permette di interpretare la lingua dei segni

Gli scienziati della divisione asiatica di Microsoft Research hanno collaborato con i colleghi dell’Institute of Computing Technology alla Chinese Academy of Sciences per implementare un sistema che sfrutta le funzioni di Kinect per riconoscere la lingua dei segni, la lingua impiegata dai non udenti e dalle persone aventi problemi di udito.

Attualmente, infatti, esistono interpreti, seppur in numero limitato, della lingua dei segni ma non risulta disponibile alcuna tecnologia che consente di interagire direttamente con i computer. Anche se nel corso degli anni i ricercatori hanno esaminato a più riprese svariate tipologie di input (guanti, videocamere tec.) nessuno di essi si è rivelato la soluzione più adatta.

Il Kinect, invece, consente ai non udenti di interagire in maniera naturale, o quasi, con il computer presentando inoltre un costo decisamente ben più contenuto rispetto a tutte le altre tecnologie.

(...)
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Microsoft, il Kinect permette di interpretare la lingua dei segni, pubblicato su Geekissimo il 18/07/2013


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18 Jul 09:12

Apocalypso, il nuovo video satira del "finto Casaleggio"

by Francesco Lanza

“Casalegglo” ritorna alla grande con Apocalypso, un nuovo video-satira tutto rivolto a sbeffeggiare le visioni millenariste del guru del M5S

Gli americani hanno avuto “fake Steve Jobs”, noi invece ci possiamo accontentare di “fake Casaleggio”, o per meglio dire “Casalegglo” con una L al posto della i. Il progetto è famoso per la sua puntualità ed accuratezza nel ricalcare i toni millenaristi del quasi-guru del Movimento 5 Stelle. Ed oggi direi che ha raggiunto nuove vette grazie al video Apocalypso

Ma non era un film sui Maya?

Apocalypso ricalca le linee guida di un video originariamente creato dal vero Gianroberto Casaleggio, Prometeus, una visione distopica di un “mondo nuovo” le cui radici sono perfettamente riconoscibili già adesso.

Apocalypso usa gli stessi stilemi e un linguaggio audiovisivo sostanzialmente conforme - Anche se in questo caso l’inglese dello speaker è alquanto maccheronico. I contenuti rispettano la stessa progressione da incubo, anche se ovviamente qui l’intenzione è la satira. Ironicamente, ai miei occhi Apocalypso non risulta meno credibile di Gaia, ed è questa la forza della sua ironia.

Come vede il mondo il clone di Casaleggio? Il mondo del passato viene sconfitto, sparisce Umberto Smaila, le schede madri anziane diventano milf e l’uomo che diventa dio trasforma il mondo, il tiranno del futuro è JFK rinato, che viene sostituito da Isaia Renzi. Insomma, sembra di leggere la trama di Dune, mentre è solo uno specchio distorto delle visioni del Movimento Cinque Stelle.

Azael, Waxen, Van Deer Gaz, Woland, CoqBaroque, Mix e Spaam.

Casalegglo è ormai quasi un “brand”. Dopo l’account su Twitter che richiama 40.000 follower è stato anche pubblicato un video. Ma siamo nel 21° secolo e bisogna essere multimediali, esattamente come l’articolo originale: era il momento di un bel video. Casalegglo è nato grazie al ribollire intellettuale del collettivo Diecimila.me, un gruppo di autori satirici di cui fanno parte Azael, Waxen, Van Deer Gaz, Woland, CoqBaroque, Mix e Spaam.

Azael di nome fa Massimo Santamicone, ha 38 anni e scrive, scrive tanto. Waxen è lo pseudonimo di Gaspare Bitetto. Van Deer Gaz sulla carta di identità è identificato come Emanuele Vannini, Woland è invece il nick con cui si fa conoscere Flavio Iannelli, CoqBaroque è il nom de plume di Roberto Radimir. Spaam è invece il soprannome di Luca Coiro e per finire Mix è quello di Cristiano Micucci.

Apocalypso, il nuovo video satira del "finto Casaleggio" é stato pubblicato su Downloadblog.it alle 10:16 di giovedì 18 luglio 2013. Leggete le condizioni di utilizzo del feed.